mercoledì 19 agosto 2015

Il Re e la dieta - Barbiturici e pillole di morte

Nel 1956 uno degli uomini più sexy del mondo era senz'altro Elvis Presley.
Mentre guardo i video in bianco e nero vedo quel viso tondo tendente alla pinguedine, quei capelli neri, perfetti, quella smorfia mentre pronuncia "Money Honey", quelle bellissime labbra carnose che si muovono lente. 
Niente è più lo stesso dopo un video di Elvis.
Basta anche solo un passaggio su Spotify per cambiarmi la giornata. 
Se ascolto "Can't Help Falling in Love" scoppio in lacrime, se passa per caso "Hound Dog" la mia anca scricchiola per il mio dimenarmi isterico e spensierato.
Regolerò questo pillole di morte in base a quello che passa Spotify, siete avvertiti. Per ora passa una pubblicità sul meglio del Rock anni 80. E i TOTO urlano nelle mie orecchie. 
Partiamo malino.

(Jailhouse Rock)

In famiglia nessuno ha mai amato Elvis. 
Mio padre, quell'uomo distinto in giacca e cravatta che divide la sua vita tra lavoro e archivio di stato, segretamente vorrebbe essere Slash dei Gun's N' Roses.
Mia madre ha gusti che definirei "bipolari": Cugini di Campagna, Queen, Mango, Rolling Stones, Antonello Venditti.
Mia sorella a quindici anni amava i Duran Duran. Ora ascolta gli Stadio. Sono cose dure da digerire, ma così è, purtroppo.

Da vera pioniera del passato sono stata la prima in famiglia ad ascoltare Elvis. 
E Chuck Berry.
E i Platters.
E Perry Como.
E il Rat Pack.
E Johnny Cash. Checchè ne dica mio padre.

Una sorta di fuga da quella prigione musicale fatta di cassette mal registrate e idoli di cartapesta. 




(Devil in Desguise)

Elvis mi ricorda quel programma di Real Time che si chiama "Vite al Limite" dove obesi americani di 300 chili tentano di dimagrire grazie all'aiuto di un dottore armeno dal cognome impronunciabile che come unico vizio ha quello di avere la mano pesante con la tinta dei capelli. Livello Paolo Limiti.

Come Val Kilmer o Russel Crowe, Elvis aveva la predisposizione all'obesità e ai film spazzatura.
Mangiava qualsiasi tipo di schifezza potesse trovare o concepire, panini farciti con molteplici strati di carne, salse varie, marmellate e, ovviamente, burro d'arachidi, da lui chiamato "l'oro degli stolti". 
Non mi stupisco quindi dei suoi 158 chili, mi stupisco di come possa essere morto a soli 42 anni.
42 anni, dieci anni mi separano da lui. E anche numerosi chili se è per questo, ma mi spaventa che uno come il re abbia potuto ingozzarsi come un maiale dei Nebrodi senza che nessuno provasse a fermarlo. Nemmeno il suo medico e amico (amico di 'sta ceppa a questo punto) George Nichopoulus, per tutti il Dr Nick, che prescrisse al Re barbiturici, lassativi e ormoni come fossero caramelle, riuscì nell'intento. 
Anzi.
Dopo la morte di Elvis il Dr Nick avanzò l'ipotesi che la causa della morte fosse da ricondurre alla costipazione cronica del cantante, un colon gigante e una pessima motilità intestinale avrebbero fatto stramazzare Elvis inchiodandolo al W.C. come un re al proprio trono.




(Can't Help Falling in Love)

La paranoia, la solitudine, il poco amore legarono indissolubilmente Elvis ai cibi fritti, alla pizza, al letto e alla morte.
Sfogava la rabbia su persone, televisori e macchine.
Era lento, bolso,sospettoso.
Ingoiava pillole, panini, rabbia.

Nonostante tutte le teorie per cui Elvis sarebbe, nell'ordine, ancora vivo o un alieno, ricoverato a Cuba o facente parte del programma protezione testimoni dell' FBI, per me Elvis è morto quando ha cantato la sua ultima canzone, all'alba del 16 agosto 1977.

Dopo di lui, il tutto e il nulla. Soprattutto il nulla visto la cover di "Can't Help" degli UB40.

Donne, questo consiglio è per voi: se avrete mai la fortuna di avere un uomo che vi dedichi frasi come "Take my hand, take my whole life too/ For i can't help falling in love with you" allora tenetelo stretto.
E chiudete  a chiave il frigo.