Domani torno al lavoro.
Le ferie son finite. In effetti 5 giorni di vacanza logorerebbero chiunque. Ma le mie sono cominciate con un funerale e oggi tiro le somme.
Da quando a febbraio dell'anno scorso ho aperto questo piccolo spazio mortifero, la mia vita si è in fretta abituata al grigiore del trapasso e al dolore della perdita, nemmeno avessi aperto una pompe funebri self service. E' come se questo blog fosse ammantato e avvolto da una maledizione sottile che negli ultimi 12 mesi mi ha tolto una vicina di casa, due professori straordinari ai quali ero legata, Amy Winehouse e un Grande Amore.
Ogni volta che le mie dita tozze e stanche battono sui tasti nell'incessante tentativo di rendere digeribile la pietanza indigesta della morte, mi sento leggera. Scrivo per me, scrivo per te, scrivo soprattutto per non scordarmi come si fa (la prova dell'esercizio è una costante da non sottovalutare. La frase "E' come andare in bicicletta" è una frase del menga: io, sebbene passassi le mie giornate fanciullesche sulla preziosissima Graziella di mia nonna, ora son peggio di un reduce del Vietnam, manco so salirci su un trabiccolo a due ruote.) e l'argomento è sul serio l'unico di cui possa vantare conoscenza illimitata, fin da bimba so come si svolge il processo crematorio grazie alle riviste della So. Crem a cui era abbonato per oscuri motivi mio nonno e che da ragazzina divoravo quanto un buon Topolino; mia madre trovava sfizioso raccontare e sviscerare la tematica "funerale" all'ora di pranzo, ancora adesso esprime il suo desiderio di essere cremata e soprattutto che la cerimonia e il tutto, anche i minimi particolari, siano curati dalla sua pompe funebri preferita.
Ma continuare a scrivere diventa un esercizio troppo doloroso dopo l'ennesima perdita, l'ennesimo shock. Tutto mi sembra diventare fin troppo reale, il dolore, la sopraffazione, il tornare ad una vita normale. Io mi arrampico da più di 400 giorni e da 400 giorni cado e mi rialzo. E i miei glutei purtroppo non ne traggono giovamento.
Son qui per gettare la spugna.
Non riesco ad essere più una buona compagna se mai qualcuno volesse che lo fossi.
Non riesco a lavorare in modo eccellente. Tutt'al più in modo approssimativo e decente.
Non riesco a non essere piagnucolosa e lamentosa. Provate voi a cadere tutti i giorni per terra e poi guardatevi la faccia allo specchio.
Forse non riesco nemmeno più a scrivere. Ma questa dev'essere la maledizione di questo Ars Moriendi.
Questa volta la lezione vorrei me la deste voi.
Cosa si fa quando non si riesce più a rimettersi in piedi dopo una caduta?
Per ora, io qui lascio una pagina bianca.