giovedì 26 novembre 2020

Il rumore del cuore , la mano di Dio

 Il covid, alla fine, non mi ha ghermito. 

Proprio dal covid nasce questa storia, dalla noia del lockdown, dalle porte chiuse e dal 25 aprile passato a cantare "Bella Ciao" in casa, soli.

Ora, come vi raccontavo al quarto giorno di coronavirus, sono single. 

Ironico, questo blog è nato dalle ceneri di una relazione e ne ha vissuta un'altra durata 7 anni e naufragata in un altrettanto orrendo ottobre, quello 2019, quando il covid era ancora solo un pipistrello che presto sarebbe diventato una zuppa brodosa come quelle della Orogel (vedo dolorosamente sfumare le opportunità come influencer di zuppe).

Da quell'orrendo momento ho affrontato giornate costellate di pianti e rimpianti, ho dovuto imparare a convivere con me stessa e il pensiero di avere un gatto obeso, un lavoro di merda e una vita fallimentare. Tutto nella norma, comprese le sbandate sentimentali per uomini troppo concentrati su loro stessi e il loro piacere, le giornate passate a giustificare il mio fisico, le mie idee, le mie vergognose lacune. Ammettiamolo, impegnarsi a conoscere qualcuno di nuovo dopo quasi 14 anni di relazioni no-stop fa schifo, ci rende vulnerabili e cadiamo davanti al primo esemplare di persona che sa fare buon uso del congiuntivo, non ha strane abitudini feticiste che riguardino l'allattamento e soprattutto che si comporta in maniera normale e non come un debosciato a caso di Badoo.

Ed è qui che Maradona ci mette la mano.

Ad aprile, annoiata e frustrata dal lockdown, conosco online (ma non su Badoo, ci tengo a sottolinearlo, perché quel posto è come la gabbia delle scimmie allo zoo. Quando le scimmie urlano. Quando le scimmie si tirano la cacca. Quando le scimmie TI tirano la cacca) LUI, bello, simpatico, appassionato e partenopeo. Ama la fotografia e il cinema, ama la musica punk e viaggiare, si perde in frasi come "quando tutto questo sarà finito ti porto a Pompei" o peggio "ti porto una bottiglia di limoncello da Sorrento" (MAI prendermi in giro promettendomi alcolici gratis), LUI che abita a soli 7 km da me. E secondo voi cos'ho fatto io, stanca della solitudine ma irremovibile sul non cascare in questi patetici quanto falsissimi tentativi di rimorchio? Esatto, ci sono cascata, ho ceduto come Vittorio Sgarbi cede all'ira e all'essere trascinato fuori dalla Camera per emulare la Deposizione Borghese di Raffaello.

Dopo 6 mesi di corteggiamento telefonico, per non dire di peggio, finalmente consumiamo la nostra passione davanti ad un video di Ceccherini e Paci. E dal giorno dopo solo blandi convenevoli fino alla definitiva scomparsa tra le nebbie di un altro, questa volta freddissimo, lockdown. Pure durante il mio periodo covid il suo interessamento si palesava in faccine, mugugni e emoticon. EMOTICON (inserire bestemmia). Quello che a lui ho taciuto è la grandezza del mio cuore, che in quei 6 mesi aveva triplicato il proprio volume come nel video, mai troppo citato, di "Another Chance" di Roger Sanchez, dove una tipa gira con il suo cuore gigante per le strade di New York. 

Argentina - Inghilterra 1986: Diego Armando Maradona segna il goal del secolo, prima ancora beffa Shilton grazie ad una gelida manina che diventa la mano di Dio.

Io, così inglese nell'animo, così british nell'educazione e nelle scelte di vita, così umoralmente e sarcasticamente suddita di Sua Maestà umiliata da uno scugnizzo di Pompei che, prima di quella sera sul mio divano, mi aveva già dato tante di quelle buche da spezzarmi il cuore fino a sentirne chiaramente il rumore fatto di vetri rotti e singhiozzi da neonato: una volta mi diede buca per festeggiare l'onomastico, una volta si era scordato, un'altra... beh, non ricordo la scusa perché ero impegnata a prendermela sul divano mentre oscillavo televisivamente tra il trench del tenente Colombo e la simpatia di Whitney Houston in "Guardia del corpo" con una Peroni fredda stretta nella mano sinistra e le unghie conficcate nel palmo della destra.

Diego Armando Maradona muore il 25 novembre 2020, 15 anni esatti dopo la morte di George Best, quello che entrava ubriaco in campo, segnava, poi sveniva senza sensi sul campo. Diego dei miracoli, ché solo lui poteva avere una chiesa dedicata, la Chiesa di Maradona, e un altarino a Napoli dove i tifosi baciano un suo capello conservato in una teca. Diego il drogato recidivo amico di Lapo e Diego il rivoluzionario amico di Fidel e Chavez. Diego ammiratore del suo conterraneo Ernesto Guevara, Diego che evade il fisco italiano per 39 milioni di euro.

E ieri, per la prima volta in 6 mesi, ho sentito netto e distinto il rumore di un cuore che si spezzava a 7 km da casa mia. Istintivamente ho riso, ho portato una mano al cielo e ho salutato.

La lezione di oggi è: se non puoi essere Maradona, prova almeno a essere Pelé, altrimenti tornatene nel tuo campionato dilettanti e ricomincia da capo.


lunedì 12 ottobre 2020

Giusto in tempo per il Covid

 Penso sia arrivato il tanto temuto tempo del ritorno. 

Sono seduta a letto, il gatto sonnecchia ai miei piedi, io ho il Covid.

Sono quattro i giorni passati dalla chiamata dell'infermiera "Il tampone è positivo". Mentre mentalmente metabolizzavo la notizia, nelle mie orecchie ronzavano gli ultimi giorni, le ultime settimane, gli ultimi mesi.

Torno indietro a quel giorno di fine febbraio in cui il Nano, uno degli iconici personaggi che sono venuti a movimentare il mio periodo da single (questo è un altro lutto, ne parleremo più avanti che per ora il cuore si regge con un droplet infetto), mi disse che il coronavirus avrebbe fatto posticipare olimpiadi ed europei di calcio. La mia risposta fu corta come la sua statura: "Eh, che ti devo dire".

Da allora panificazione coatta e molesta, canti e urla dai balconi, maratone di film di Harry Potter, quarantene passate a tenersi compagnia fino quasi ad innamorarsi. Saremmo tornati migliori, più forti, più umili e pieni di amore.

Manco per il cazzo, scusate il francesismo.

Siamo tornati livorosi, spaventati, per nulla educati, cattivi e con gli occhi rivolti al fatturato.

Ci siamo scordati i camion pieni di bare, anzi, i peggiori di noi li hanno riempite di corpi di clandestini gridando al complotto mentre si abbassano la mascherina e usano i polmoni per urlare che sono in dittatura sanitaria. Gli auguro che reggano, i polmoni.

Gente che non crede che il coronavirus esista, che sfila in piazza, che tossisce su altra gente e giù di matte risate fin quando non finiscono intubati o da Barbara D'Urso. 

E ora me ne sto qui ad aspettare che mi chiami l'ASL per pianificare gli altri tamponi, non sento odori, non sento sapori, m'informo di come stanno i miei contatti, faccio videochiamate con gli amici che nel frattempo mi portano medicine e cibo e alcool. Non riesco a vedere un film per il troppo mal di testa, scrivere però mi svuota e per questo ho deciso di farvi un regalo nell'era del covid: il ritorno di questo spazio che vi vuole far divertire, riflettere e perché no, discutere.

La lezione di questo post è che si può morire di covid ed è meglio che iniziamo a ficcarcelo in testa prima che lui si ficchi dentro di noi. Io ormai ce l'ho dentro e per ora fa meno male della solitudine.

Appello all'ASL: mi potete chiamare please? Grazie