giovedì 19 ottobre 2017

Le strade di Pontypridd

Mi sa che ormai l'avrete capito, qui si parla di tutti i tipi di morte, mica solo di funerali, telegrammi di condoglianze o di mia madre che mi spinge a toccare i morti alle veglie funebri.
Oggi, miei cari fans, voglio raccontarvi di quando la tua città decide che per lei sei morto e stramorto.
Voglio parlarvi dei Lostprophets e di Pontypridd.

Solo noi trentacinquenni imbruttiti dal tempo possiamo ricordare con gli occhi lucidi i nostri vent'anni passati tra penosi locali rock di periferia e pub dove bere birra scadente in bicchieri di vetro scheggiato. 
Solo noi ex ragazze ribelli ricordiamo i pantaloni larghi, i capelli piastrati, le cravatte e le linguacce alla Avril Lavigne.
Ricordo una marea di sigarette, il mio DJ preferito, i Linkin Park, le mie amiche che rimorchiano e io che sto in canotta rosa fuori dal locale alle 2 del mattino di un febbraio qualunque di un anno imprecisato tra il 2000 e il 2006, seduta sui gradini di acciaio della scala antincendio a farmi milioni di seghe mentali sul perché l'ennesimo tipo che mi piace sia un fallito psicopatico.
Che meravigliosi anni di merda, quelli.

Comunque all'epoca compravo "Rocksound" (lo so che la mia già scarsa popolarità sta colando a picco, ne sono consapevole) un giornaletto con un sacco di articoli che non ho mai letto veramente su band orribili che suonavano Nu Metal. Ogni mese comunque c'era in allegato l'imperdibile cd con le hit del momento, un concentrato di putridume ad alti livelli con alcuni, rarissimi, diamanti grezzi.
Fu in uno di quei maledetti cd che scovai i Lostprophets.
Ancora adesso non so se classificarli come "putridume" o "diamanti grezzi". Propenderei per la prima.

In quegli anni il Nu Metal devastava le nostre giovani vite trascinandoci sull'orlo della rabbia e dell'insoddisfazione più cupa, testi in cui si sfogava il dolore di essere soli, isolati, reietti, non capiti, falliti in un mondo di vincenti. Tipo un pomeriggio con mia madre o un'estate passata a Vedegheto, per capirci.
I Lostprophets erano uno dei tanti gruppi che giravano in radio e che passava il mio DJ preferito mentre io ingurgitavo vodka tonic guardando in loop le puntate de "La Pantera Rosa" che giravano silenziose sugli schermi di quel locale rockettaro della bassa di San Lazzaro.

Le strade di Pontypridd
Pontypridd è una città del Galles. Ci sono nate un sacco di persone importanti, Tom Jones, ad esempio o anche Phil Campbell dei Mötorhead, per dire. 
E i Lostprophets si sono formati proprio lì, tra quelle strade dove prima schioccava le dita Tom Jones.
A Pontypridd, alla comunità e ad un sacco di gente parve una bella idea lastricare le strade della città con i versi di alcune canzoni dei Lostprophets, roba tipo "everytime i walk these streets i know they're mine"(il fatto che il Nu Metal fosse una roba pretenziosa lo capivi già dal nome. NU. perché NEW è da vecchi matusa.).

Purtroppo però Ian Watkins, cantante e leader dei Lostprophets, non è proprio un cittadino modello.
Ian ha molestato sessualmente un sacco di bambini, alcuni non arrivavano nemmeno ai due anni compiuti. E, a quanto pare, continua a farlo anche dalla cella in cui si trova e dove dovrà restare per altri 30 anni abbondanti, circuendo via posta giovani madri fan del gruppo. Guardando il video di "A town called Hypocrisy" mi vengono i brividi.




Così Pontypridd ha deciso di cancellare il ricordo dei Lostprophets e di sradicare dal pavimento stradale le parole di Watkins, un chiarissimo messaggio, del tipo "tu per noi sei morto, anzi, non sei mai esistito".

Il mio DJ preferito vota 5 stelle.
Il locale rockettaro a San Lazzaro ha cambiato pelle e ora fanno serate con balli latinoamericani.
Le mie amiche sono tutte sistemate.
Nessuna di noi ascolta più Nu Metal.
Anche per noi Ian Watkins è morto e stramorto.

La lezione di oggi è che devi essere sempre all'altezza delle strade su cui cammini, o loro cancelleranno i tuoi passi.