mercoledì 16 novembre 2016

Un caffè pieno di morte

(Questa volta è un fallimento.
La Discover Weekly di Spotify ha toppato.
Come faccio a scrivere un pezzo con il mood alla "Love will tear us apart" dei Joy Division se poi mi parte "Non abbiamo bisogno di parole" di Ron?
Passi Jimmy Fontana, ma Francesco Renga? Ma chi ha mai ascoltato FRANCESCO RENGA?

Comunque, the show must go on, diceva quello.)

Oggi ho un po' l'umore à la Ned Stark, del tipo "l'inverno sta arrivando", non tanto per il freddo, ma per tutto questo gelo politico che riveste il nostro quotidiano. Tutto questo antitrumpismo, protrumpismo, prohillarismo, antihillarismo mi sta lentamente uccidendo. Nelle vetrine niente balocchi e ghirlande, solo poster per il NO e simpatiche faccine che dicono "basta un sì". Renzi è il Grinch che mi sta rubando il Natale. (nel frattempo mi sdraio a terra rotolando su me stessa, tappandomi le orecchie: FAUSTO LEALI  e MINA che cantano A CHI MI DICE dei BLUE nella MIA playlist. Comincio a pensare che ci sia qualcuno in casa mia che di nascosto ascolti roba di merda solo per poter confondere Spotify sui miei gusti.)

Io sono un animale politico, sono una pasionaria pigra ma infuocata, sono la sindacalista di me stessa, ma tutta questa aria pesante da dibattito politico tra sordi mi sta lentamente facendo scivolare nella classica apatia invernale condita da serie TV e totale isolamento dal genere umano. Così mi viene in mente il mio primo Death Cafe.

Il Death Cafe è un'occasione in cui perfetti sconosciuti, o quasi, s'incontrano per parlare di morte. 
Puro, semplice e con tanto di pasticcini.
Nessun tabù. Solo la voglia di confrontarsi su qualcosa che non siano le sorelle Kardashian, Trump e Killary o le nuove puntate di "Westworld".




Trovarsi in un circolo di persone che non la pensano come te su un argomento così vivo e reale ti fa sentire spesso fuori luogo. Prendiamo solo una delle domande di quella sera: vorreste essere immortali?

Ecco.

"Io mi sono sempre sentita immortale" dice l'infermiera con crocefisso al collo. "Mai stata incerta su questo aspetto, io SONO immortale. Attraverso la mia fede".

Ecco. La mia mente disegna istantaneamente Duncan McLeod che va a messa. Per l'eternità. 

"Io vorrei essere immortale, ma poi i miei cari morirebbero e io mi sentirei così male!"dice Morticia Cupiello, una signora napoletana che EVIDENTEMENTE ama i suoi cari, protagonisti indiscussi di tutti i suoi interventi serali.

"Beh, ma non è detto che sia immortale solo tu! Potresti vivere in una società d'immortali" interviene il moderatore, il professor Francesco Campione, psicologo, tanatologo e padrone di casa.
Silenzio.

Io provo ad immaginare un mondo del genere.

Infiniti post su Facebook delle stesse persone con cadenza regolare, ogni 10 minuti la bacheca piena di selfie con hashtag tipo #ByeByemorte!, pipponi politici di società che collassano scritti da cantanti disoccupati e hipster annoiati, quarantenni immortali.
QUARANTENNI IMMORTALI.
Tutto immobile, tutto in continuo cambiamento e disfacimento, psicosi dilagante, le stesse facce che si guardano per secoli. Ligabue che continua a fare concerti. Grillo che arringa folle sempre più immobili, "The Walking Dead" che passa le 200 stagioni consecutive. Tutti zombie che camminano.
Capodanni sempre più tristi, Carlo Conti che cambia mille vestiti da gran sera, trenini sempre più lenti.
Tutti affollati, uno spalla a spalla con l'altro, il divieto di fare figli (il che comunque ci risparmierebbe tutti i meme delle madri del tipo "Trovo così divertente ripensare a quando dicevo di essere stanca prima di avere figli". Sul serio, la fine di tutte le foto di bambini con appiccicato sulla faccia un emoticon sorridente per proteggere la loro baby privacy, la fine dei gruppi whatsapp sui gruppi preparto di cui le tue amiche non ne possono più, la fine dei battesimi. Che pace), un popolo di adulti annoiati da guerre che non fanno morti.
La vita eterna è sulla terra, e allora facciamola saltare in aria!
Milioni di testate nucleari cariche per farci esalare l'ultimo respiro radioattivo, il mondo che esplode e noi che galleggiamo nello spazio, condannati all'immortalità. 
Inseme a noi Biagio Antonacci.

Sudo, sudo tantissimo quando la domanda fa il giro e arriva a me.

"E tu? Tu vorresti essere immortale?"la domanda arriva liscia e tutti sorridono.
"No. Ma no. Da quando sono bambina so che c'è un inizio e una fine. Fin da quando guardavo gli alberi genealogici che tracciava mio padre, tutte le famiglie hanno un inizio e una fine. Alcune finiscono in un punto e continuano in altro. Alcuni rami si seccano, altri continuano ad intrecciarsi per secoli, ma tutto ha una fine. Non ho sorprese, tutti gli uomini e le donne del passato che ho studiato sono morti in una pagina o nell'altra. E va bene così, devo avere un inizio e devo avere una fine, nel mezzo farò quel che posso, lascerò un segno se avrò tempo altrimenti pazienza, arriverà la fine, e sarà bellissimo così. Io sono mortale, è l'unica certezza su cui baso la vita".

Sguardi di comprensioni, sorrisi, si va avanti a parlare.
Io sorseggio il mio bicchiere pieno di cola e ascolto.
Mangio un biscotto.
Scuoto la testa.
Vedo un ragazzo che prende appunti.
Non vorrei che finisse. 
Vorrei altri Death Cafe.

Intanto qui a casa mi avvolgo nel piumone e scrivo. 
Intanto su Spotify è arrivato Jimmy Fontana che canta "il Mondo". 
Vale la pena essere mortale e potersela godere solo un numero preciso di volte.