venerdì 19 gennaio 2018

Sii te stesso lungo la strada - Dolores O'Riordan (1971-2018)

Anno nuovo vita nuova, mi ripeto da lunedì.
Come al solito continuo a ripetermi sempre la stessa bugia.

Lunedì me ne stavo raggomitolata nel mio privatissimo angolo di divano quando, senza nessun tipo di preavviso, un enorme macigno emotivo mi squarcia l'anima . Quel macigno ha le sembianze di Repubblica.it: "Morta Dolores O'Riordan dei Cranberries".
Deglutisco.
Corro su Spotify e cerco "Ordinary Day", non so perché proprio "Ordinary Day", ma so che voglio QUELLA canzone in quel momento preciso della mia vita. Prevedibilmente inizio a piangere come se avessi perso ogni speranza nel mondo. 




E io le speranze le avevo perse tutte nel maggio del 1999.
Il Parma calcio aveva appena vinto Coppa Italia e Coppa Uefa, io avevo festeggiato con i miei compagni di classe a suon di cioccolatini e spumante. Non avevo nemmeno compiuto 17 anni ma ero già in un vortice di solitudine e depressione, ansia e tachicardia. Ma nessuno, nessuno al mondo, avrebbe mai potuto dirlo, nessuno avrebbe mai pensato "Dio santo Federica com'è depressa", mai nessuno avrebbe potuto, io per prima gli avrei vietato di pensarlo.

Sì, prima di qualsiasi fidanzatino eroinomane e violento, prima di qualsiasi relazione contorta e malata, prima di ogni litigio furibondo con amici e presunti tali, prima di ogni disturbo alimentare e compatimento vario, prima c'è stato il mostro nero. Forse c'è ancora, qualche notte.
Tutto iniziò allora, nel 1999, quando mi trovai sola davanti ad un'estate desolata.

Mi ritrovai tra le mani "Bury the Hatchet" quasi per caso. A ripensarci non ricordo nemmeno il perché mi venne mai in mente di comprarmi quello stramaledetto cd, so solo che lo ascoltai talmente tanto da consumarlo, da staccargli la copertina e da buttarlo nel posto più nascosto della mia camera pur di non riascoltare più la mia depressione, il mio mostro nero.

Così lunedì ho pensato a Dolores che mi aveva accompagnato, mano nella mano, in mezzo a quel momento nascosto della mia adolescenza, quando non potevo e non volevo dire a nessuno che dentro mi sentivo divorare da un mostro. 
E mi sono sentita una merda, una vera amica di merda, a non aver mai saputo che anche lei viveva con quell'enorme mostro dentro. Pensavo seriamente che l'unica sfiga seria fosse stato il duetto con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro.
Così ho imparato, troppo tardi, della sua depressione, del suo disturbo bipolare che le aveva fatto urlare in un aeroporto irlandese "IO SONO LA FOTTUTA REGINA DI LIMERICK!"e che forse, in un momento diverso, mi avrebbe fatto ridere mentre bevevo una pinta di  Harp alla sua salute.


La verità è che quando convivi con la depressione, ogni cosa che scrivi, che pensi, che canti, anche solo una canzone che pensi per tua figlia, ti esce come se dovessi scongiurare l'abisso e i toni si tingono di blu scuro. 
Prendete "Ordinary Day", la canzone da cui sono partita e che nemmeno era inclusa nello stramaledetto "Bury th Hatchet": la canzone è dedicata alla figlia ma le strofe, anche se semplici e dolci, sono avvolte da una nebbia di paura e angoscia: "i can see that the darkness will erode"ovvero "riesco a vedere che l'oscurità ti divorerà" non è proprio una frase che lascerei a mia figlia.




Mentre le persone si arrovellano a pensare come Dolores sia passata dall'altra parte, io voglio solo citare qualche parola del bell'articolo di Giulio Cavalli sul mostro nero chiamato depressione, apparso su Left (leggetevi l'articolo intero: https://left.it/2018/01/18/come-ci-deprime-scrivere-di-depressione/):

"Il divo fragile da appena morto, come il collega o il famigliare o il vicino di casa, è una storia da negare perché portatrice di sventura e foriera di ingrigiti sentimenti e così la negazione della malattia (che è il primo e più grande errore di chi depresso lo è davvero) viene alimentata ancor di più dalla postura generale [...]
Farebbe bene a tutti, in fondo. Farebbe bene anche a me, che lì in fondo ci sono stato, e ogni volta mi ricordo di chi mi ammonì di non dirlo, di non scriverlo, perché “non porta bene”. E invece sarebbe bellissimo raccontare che poi tornano i colori."

Io non so se poi i colori tornano sul serio, magari torneranno sbiaditi come dopo un lavaggio sbagliato o forse brilleranno molto più di prima. La verità è che molte volte il mostro ci impedisce di vederli bene quei colori, confusi come sono dalle nostre lacrime perennemente appese nell'angolo dei nostri occhi.

"I can see that the sunshine will explode
Far across the desert in the sky
[...]
Life is more intricate that it seems
Always be yourself along the way
Living through the spirit of your dreams
[...]
I'll never let you down, won't let you down"

"Riesco a vedere che lo splendore esploderà 
Lontano attraverso il deserto nel cielo
[...]
La vita è più intricata di quanto sembri
Sii sempre te stessa lungo la strada
Vivendo attraverso lo spirito dei tuoi sogni
[...]
Non ti deluderò mai, non ti deluderò"

Ordinary Day - Dolores O'Riordan