lunedì 20 febbraio 2017

Il partito della morte

Tirate fuori i festoni e le candeline, oggi è ufficialmente il quinto compleanno di Ars Moriendi!
Per festeggiare degnamente l'avvenimento dobbiamo prima scrollarci di dosso tutto il rancore e il sudiciume che questo inverno ci ha scaricato addosso.

C'è chi, per festeggiare l'aria frizzantina che si respira negli ultimi giorni, ha deciso di dare una mega festa dove tutti hanno deciso di scindersi da qualcuno o qualcosa, Mentana ci ha piazzato sopra la solita maratona e qualcuno, nel frattempo, ha dato fuoco ad un paio di palme a Milano. Se non un clima infame, di sicuro un clima ostile.

In questo momento storico ho deciso di fare due cose e solo due: rileggere i miei vecchi Poirot e mettermi a dieta.
E credetemi, sulla seconda mi sono venute le lacrime agli occhi e il groppo in gola, della serie "ci risiamo", ma non il "ci risiamo" di Francesca di Spotify, quella della playlist collaborativa con il fratello Giorgio che piazza Skrillex, che lei al massimo dalla taglia 42 deve passare alla 40 perché gli short da Daisy Duke le stringono sulle cosce. No. Io devo cercare di placare i demoni della mia psiche dandogli in pasto germogli di soia e petti di pollo, devo convincermi che se continuo così camminare tra un paio di anni mi sarà impossibile, che lo spettro del diabete è lì, dietro i cereali al cacao e agli snack al sesamo.
Nemmeno fossi uno di quei maxi obesi di "Vite al limite". Quelli pesano 300 chili ma hanno le anche d'acciaio. Maledetti, stramaledetti candidati al bypass gastrico.
Diciamo che anche il mio fegato anela disperatamente alla redenzione e alla purificazione, è così disperato che il solo pensiero di dover dosare le transaminasi mi terrorizza.

Così chiudo gli occhi, metto su "Giallo", faccio partire la maratona di "Law and Order", spingo sul tasto MUTE e attacco Bon Iver. 
L'unica cosa che mi viene in mente associando il mio fegato a questo clima fatto di incertezza e odio è Moana Pozzi, la regina.




Moana Pozzi è, meglio era anche se per qualcuno ancora è, la donna più bella del mondo. 
L'assoluta spontaneità del sorriso, gli occhi di un colore indefinito, un'intelligenza sana e una prontezza di spirito non indifferente.
Sì, lo so, volete far partire i luoghi comuni e le battutine sulla sua carriera. Bene. 
Comincio io: l'unico passo falso che posso riconoscere a Moana è aver condotto quella stramaledetta trasmissione per bambini insieme a BOBBY SOLO. Tutto ciò non poteva che sfociare in due direzioni:

1) una carriera nel porno.
2) sfondare come cane di pezza di nome "Floradora" in un programma RAI con Paolo Limiti.

Saggiamente Moana decise di avventurarsi nel mondo del porno hardcore, diventando insieme a Cicciolina una sorta di idolo femminile alternativo, costituendo un club di donne potenti ed emancipate, molto più vere e reali delle cricche composte dalle varie Naomi o Claudia.

Da tutto questo, forse dopo le esperienze cinematografiche di "Tutte le provocazioni di Moana" e "Buco Profondo", nasce il famoso Partito dell'Amore. Potrei sintetizzarvi questa favolosa esperienza politica in poche parole, che però lascio direttamente a Moana:


Il nesso è che in questi due minuti di video del 1993, che vi prego di guardare, Moana esorta tutti noi a pensare alla società e al bene comune. A parte l'elogio alla sessualità libera (non a caso partito dell'AMORE e non della salsiccia passita) esiste un progetto favoloso nella mente di Moana e degli ideatori del Partito dell'Amore: vivere in case che non siano mostri architettonici grigi e senz'anima, rispettare l'ambiente senza esaurirlo, proteggere i deboli e sconfiggere la criminalità organizzata, tutto questo facendolo rigorosamente INSIEME. 
Una sorta di Movimento 5 Stelle dove Beppe Grillo era in realtà Riccardo Schicchi.
Ma tutto era diverso, c'erano le spalline nei cappotti, le monetine da 100 lire buttate sulla testa di Craxi, Berlusconi ancora stava tranquillo a pettinare Ruud Gullit.
Purtroppo il Partito dell'Amore non ce la fece, Moana esortò a far confluire i voti dei tanti fedeli elettori nelle mani di un giovane capace e rampante: Francesco Rutelli (wikipedia mi conosce, wikipedia sa che io gongolo quando leggo certe cose.).



Moana è morta di cancro al fegato il 15 settembre 1994. Aveva solo 33 anni.
Con lei però non vengono sepolti i dubbi sulla sua salute, sulla sua presunta sieropositività (grazie ad un loquace Paolo Villaggio che negli ultimi anni si ha sviluppato la logorrea di Abe Simpson), sul figlio/fratello segreto Simone.
Tutto rimane lì, negli anni '90, in quella soffice bambagia tra prima e seconda repubblica, dove gli 883 cominciavano a muovere i primi passi, Berlusconi scendeva in campo, le spalline imbottite cominciavano a scendere e i cappotti, i foulard, i vestiti, cominciavano ad avere colori veri, vivi, si vedeva finalmente la sconfitta del color "cammello" per ogni tipo di giubbotto o maglione.

Mi manca Moana, manca la spontaneità e la voglia di sesso di quei tempi, la paura dell'alone viola ma la spensieratezza, manca anche, se vogliamo, il politicamente scorretto, il portare il sesso dove non si può, mentre adesso, in parlamento, al massimo entrano le scie chimiche.

Quindi, se vogliamo, ode a Moana, che nel 2017 non può nemmeno condividere il suo nome con un'eroina Disney, ode a Moana che purtroppo non può combattere contro Adinolfi, anche se forse potrebbe essere l'unica in questo deserto di codardi, a poterlo fare. Ode a Moana, al suo sorriso e alla sua vita.

Ma soprattutto, ode ai film di Moana. 
Sempre e comunque.

(Auguri Ars Moriendi!)