Non mi sarei mai aspettata di scrivere un pezzo su Leone di Lernia.
Non mi sarei mai aspettata di scrivere un pezzo d'amore, morte e rimorso sulle note di "Ti si mangiate la banana".
Non mi sarei mai aspettata di avere la stessa pettinatura di Leone.
E invece.
E invece appena ho letto la notizia della morte di Leone ho sentito un fischio lunghissimo.
Un fischio che durava dal 2012, da quando era morto MCA dei Beastie Boys.
Un sibilo che a tratti affievolisce ma non scompare.
Qualcosa dentro al mio cranio reclamava di uscire. E intanto vorticosamente sibilava dentro alla mia testa.
Leone di Lernia aveva degnamente rovinato le mie orecchie moltissimi anni prima.
Mi ricordo.
Il fischio diventa rumore, voci, lacrime.
Ero a casa di Federico, era pomeriggio. Una stanza gialla. Non ricordo se fosse estate o inverno, ricordo il legno scuro dell'armadio, non ricordo se fosse pomeriggio tardi o presto. Forse era settembre. O forse prima.
Io ricordo solo la cassetta di Leone di Lernia e "Ti si mangiate la banana".
Federico rideva, rideva tantissimo, nemmeno ascoltava le parole, per lui il testo parlava di pompini.
Ora, non voglio gettarmi nell'esegesi delle opere di Leone di Lernia, ma mi sembra che il senso del testo fosse che a Maria piacevano le banane, soprattutto Chiquita, e che ne mangiasse in quantità industriali, tutto lì.
Ma Federico rideva tantissimo. Continuava a ripetere "AUZ", lui adorava quella comicità idiota, fatta di cacca e goliardate.
Io no.
Federico adorava Leone di Lernia. Ma i suoi preferiti erano i Beastie Boys.
Li amava così tanto che a casa sua ascoltavamo "Intergalactic" almeno 20 volte a pomeriggio.
A me piaceva, lui faceva il robot. Io ridevo.
Li amava un casino, quindi posso solo immaginare quanto sia stato difficile decidere di regalarmi la sua copia di "Hello Nasty" senza potersene comprare un'altra.
Forse amava più me dei Beastie Boys.
Tutto quell'amore però non mi fermò dallo stracciare di fronte ai suoi occhi il bigliettino con scritto "Federico ❤ Federica - Per sempre insieme".
Lo stracciai inorridita e lo buttai in un cestino.
Federico amava Leone di Lernia, i Beastie Boys, me e l'eroina. Soprattutto l'eroina.
Non eravamo ventenni universitari sulla strada della devastazione con la sola scelta di diventare barboni pieni di pustole che si arrabattono per due spicci, non avevamo nemmeno un'ambizione, certo, ma avevamo solo diciassette anni. Eravamo soli a diciassette anni.
Conoscere qualcuno che si fa di eroina a diciassette anni è ridicolo, amarlo è pure peggio.
Se cinque minuti prima Federico era pieno di energia e trovare un pezzo di stagnola era la sua unica missione, venti minuti dopo eccolo lì, vuoto, nessuno dentro l'involucro di carne e capelli.
Io lo guardavo e non capivo, giuro, non capivo perché si dovesse soffrire così tanto per essere soli.
Io lo guardavo e non capivo, giuro, non capivo perché si dovesse soffrire così tanto per essere soli.
Io me ne stavo lì, non toccavo nemmeno le sigarette per paura di stare male, io ero lì, lui no.
Quando ti fai di eroina e ami qualcuno, a volte non sai dosare le emozioni. Nessuna delle tue emozioni. O almeno credo. Altrimenti non capisco perché un pomeriggio Federico mi scagliò un pugno così forte sulla schiena da farmi tossire e lasciarmi senza voce lì, per terra, senza che nei suoi occhi passasse un lampo di vita o un bagliore qualsiasi.
Non capisco perché mi picchiasse, mi chiamasse "cicciona" sebbene pesassi 55 chili, mi denigrasse di fronte agli amici, mi chiedesse soldi. Non capisco perché amasse più l'eroina di me.
Più l'eroina di Leone di Lernia.
Più l'eroina dei Beastie Boys.
Così gli stracciai davanti agli occhi quel bigliettino.
"Federico ❤ Federica - Per sempre insieme".
Gli stracciai davanti agli occhi quella bugia. E lui pianse.
Pianse tutti gli anni di merda, tutti i pugni, tutti i problemi, tutto l'amore.
Lo lasciai seduto su alcuni gradini di un palazzo vicino a Piazza Roosevelt, lo lasciai piangere, lo consolai per un poco, lo lasciai lì.
Gli presi il cd dei Beastie Boys, gli presi i ricordi, considerai quel cd una ricompensa per le mie cicatrici.
Così persi Federico, ci guadagnai un cd e un sacco di sensi di colpa.
E mentre ci penso piango, perché sono stata cattiva, perché a me Leone di Lernia non mi faceva ridere (tranne i primi tempi allo ZOO di 105), perché non ascolto mai quel cd, perché non so che fine abbia fatto Federico, non so dove cercarlo, ho paura di cercarlo dove so che potrebbe essere finito.
E piango perché dopo di lui ho incontrato un uomo peggiore, e a lui ho dedicato il pezzo su Baglioni (questo pezzo pieno di livore e niente di buono da dire o da rimpiangere).
Soprattutto penso di aver avuto solo un paio di foto di Federico e di averle perse.
Così Leone di Lernia è morto, MCA è morto. Io comincio a fare gli scongiuri. Smetterò di canticchiare sotto la doccia. Per un po' smetterò di leggere i necrologi.
Vabbè, ci tiriamo su con il Fu di Lernia?
AUZ!