mercoledì 12 giugno 2013

Ragazzi col ciuffo e col califfo.

A volte Ritornano.

Un anno fa uscivo dall'ospedale.
E ora, in un ospedale, ci lavoro.
Possiamo considerare questa fase della vita in modo infinito. Mi spiego. Prendete il numero 8, giratelo di 90 gradi e otterrete il simbolo dell'infinito. Partite dal centro e seguite la sinuosità della curva. Un sorta di parabola della sfiga che tende non solo a ripetersi, ma a girare da una parte all'altra, in modo ciclico e infinito, appunto.
Ecco, in questo momento sto arrivando al centro dell'infinito per poi tornare a curvare. Dal letto d'ospedale alla scrivania d'ospedale. L'umore è uguale, lo slancio simile e soprattutto mi sento ancora come se avessi un tubo che esce dal mio rene e mi costringe a fare pochi passi e ben misurati.
La verità è che parlare di morte tutti i giorni mi sta facendo salire una sorta di nausea incontrollata, un po' come tutte le stagioni di Grey's Anatomy in rotazione su ogni canale raggiungibile dal mio digitale.

A me piace un "Ragazzo col ciuffo".
Avete presente la canzone di Little Tony, "Ragazzo col ciuffo"? Beh, il ragazzo che piace a me adora questa canzone. Me la canta ogni tanto. Socchiude gli occhietti, ancheggia alla Elvis e intona un paio di strofe. E io ridacchio. Lo guardo trasognata. Gongolo quando mi canta "Ragazzo col ciuffo".
Ma sta di fatto che Little Tony è morto. E a parte le prevedibili battute sulle vendite in picchiata del Danacol, a me fa venire in mente che una parte del mio Cuore Matto ha smesso di battere.
Quella parte che non mi faceva dubitare delle mie capacità. Quella parte che mi ha sempre fatto dire "Oh, non sarò la cazzo di Megan Fox ma almeno non sembro Siusy Bladi". Quella parte che mi faceva prendere la vita con ironia e sarcasmo. Quella parte di cuore che regola il concetto di "orgoglio di se stessi". Nel mio caso era inattiva causa scarsa affettività genitoriale in età pre - adolescenziale, ma negli anni mi ero costruita un'identità precisa e un pezzo di cuore nuovo.
Adesso nessuno canta "Ragazzo col ciuffo".
 
Little se n'è andato. E mi ha portato via un pezzo del mio ragazzo col ciuffo.
La morte è bastarda. Perché mi ha lasciata senza ciuffo e senza Califfo.
 
 
 
Franco Califano è stato spesso protagonista dei miei sogni, ma non come sperava. Niente sesso o derivati, solo il Califfo che a Porta Portese, con la scusa di tastarmi le chiappe, mi ruba il portafoglio. Lui che mischiava vodka con acqua tonica, che raffreddava le tisane con un ventilatore tascabile da anziano ma che anziano non era. Lui e la sua noia.
Solo un genio poteva scrivere sulla lapide "Non escludo il ritorno".
E non lo escludo nemmeno io.
 
Datemi tempo. La ciclicità non mi è mai piaciuta.
 
La lezione di oggi è che un Cuore Matto e una Mente Scema hanno bisogno di Noia. Se non mi credete, guardatevi i grafici di vendita del Danacol.

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