domenica 23 giugno 2013

Un anno in ballo.

Sabato ho preso armi e bagagli e son partita.
Ho deciso di seguire il consiglio della mia psicologa: fare quello che mi fa stare bene.
Così arrivo alla decisione di prendere un treno per Camposanto. Decisamente particolare, lo so.
Un bel vestito, un cambio per la notte, un biglietto d'auguri e la macchina fotografica.
Sono andata a Cavezzo. Sì. Cavezzo. Paese completamente stravolto dal terremoto dell'anno scorso. Sono andata a Cavezzo pensando di trovarmi a Dresda post bombardamento. Roba del tipo "ma vedrò campi e container?" "Devo portare viveri?" "Cosa farebbe Bossari?". Tutto questo dopo la scossa di venerdì.
Comunque, sono andata a Cavezzo.
Per il compleanno della mia amica Giuly.
La mia splendida amica Giuly che quel giorno di maggio dell'anno scorso ha percorso col cuore in gola la sua via sperando di vedere la sua casa in piedi. La stessa Giuly che per il suo paese ha scritto un semplice striscione colorato. Questo.
 
 
 
Io pensavo di vedere luoghi devastati. Disperazione. Ho visto bar aperti, edifici transennati, striscioni pieni d'orgoglio e tanta vita. Moldavi che suonavano in una balera come se non avessero un domani, vecchi che giocavano a briscola, gente che ruba alla COOP con il Salvatempo. Tutto normale, tutto liscio.Detto da una che è scesa a Camposanto.
Racconti di terremoto, di progetti spezzati, di ragazzi che han dovuto reinventarsi una vita. Ma anche di nuovi fidanzati, di ubriacature moleste e cantanti di nicchia. 
Ma anche di annunci mortuari che riportano frasi del tipo "Paolo, da tempo ricoverato presso la casa di cura XY, dopo il sisma dello scorso anno aveva visto il suo corpo indebolirsi e ha lasciato i suoi cari dopo anni di lotte". Il povero Amedeo invece non è nemmeno arrivato ai 100.
 
 
 
La mia amica Giuly lavora come un mulo e intanto scrive la sua tesi di Archeologia. Oggi lavorava al concerto dei Rio a Mirandola, altro luogo disastrato, il cui castello sembra un drago ferito appoggiato al suolo che tremando ha sfasciato la mia Emilia. Anche se quello che mi devasta è l'aver scoperto l'esistenza dei Rio. E il fatto che abbiano delle groupies.
 
 
Si trema quando si ha freddo, quando si piange di dolore puro, quando si è superato uno schock come sfuggire ad una calamità naturale o ad un incendio, quando si esce dal mare dopo un bagno. Noi, io almeno, non voglio tremare. Nemmeno Giuly. Nemmeno Frankie, la mia amica che scampando ad un incendio adesso stressa hipster/snob/chicconi con Vasco (dev'essere lo sgomento dell'impatto con la morte).
 
Basta tremare.Siamo in ballo e allora balliamo.
 
La lezione di oggi è che la tua vita la devi spendere bene, non sai se sarà la tua casa a crollare o quella dei vicini a prendere fuoco: le scale per la stazione che tremano e tu che pensi a casa, le scale che percorri col fumo negli occhi e il cuore che rimbalza nella testa.
Prima di rimanere schiacciati dalla vita, e dalla morte, alziamo la testa, solleviamo il nostro bicchiere e sorridiamo.
 
Io, finalmento, l'ho fatto.
Grazie Cavezzo.
 

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