martedì 3 aprile 2012

Con la morte non si scherza.

La primavera è arrivata e se n'è andata. Così, in un soffio. Lunedì primavera, martedì autunno. Col sole, i fiori che sbocciano qua e là è facile affrontare la morte con spirito goliardico e canzoniero. Provate a farlo con questo tempo da C.S.I. Las Vegas.
La consapevolezza che la morte non sia uno scherzo me l'ha data un mio ex collega, involontariamente.
Si stava parlando di Tuning (no, non il tuning dello stereo, il tuning del tipo "oh, vecchio compro una Punto e la faccio diventare così tamarra che poi vedi quanta figa") e del fatto che, alla morte di un amico in un incidente stradale, la famiglia aveva chiesto agli amici di fare qualcosa di speciale per lui che amava così tanto il mondo delle auto e del Tuning, per l'appunto. Non era tanto la storiella ad appassionarmi (ormai sono considerata Lady Morte, queste storie sono il mio pane) quanto l'umanità e la tristezza nelle parole del mio collega.
La consapevolezza che la morte non sia uno scherzo te la danno gli amici di fronte ad un lutto.
Ed è così che mi è tornato in mente Yuri.

Io Yuri non lo conoscevo poi così bene. Era un amico del mio ex quando ancora non era diventato ex. Un ragazzo con cui più di "Ciao" o "Come va'?" non andavo. Ero nel periodo "la società mi schifa".
Ma le stagioni passano, gli amori, manco a dirlo, finiscono e gli amici, quelle magnifiche persone che conosci e che sai che sarai fortunato se riuscirai a portarle con te nonostante la vita, vanno per la loro strada.
Fu in una pizzeria, mentre aspettavo la cena, seduta su uno scomodissimo sgabello, che lessi la notizia sul giornale. Yuri era morto. Un incidente in motorino. Giorni di agonia. E poi la luce si spense.
Io rimasi su quello sgabello intontita. Mi risvegliai al funerale, circondata da quelle persone che fino a poco tempo prima erano state il mio mondo. Non fu il dolore della morte di Yuri a scuotermi, fu il dolore di vedere la sofferenza negli occhi degli amici, dei miei amici, a darmi uno strattone violento.

Morire a 22 anni quando hai il mondo in mano e la vita davanti fa schifo. Era questo che pensavo. Ma mentre eravamo lì a salutare Yuri per sempre, mi è sembrato giusto abbracciare uno dei suoi migliori amici, uno di quei ragazzi che è impossibile odiare, uno di quelli che ti fa male perdere. Ema era pezzi. E io ero a pezzi perchè lo era lui. E' stato l'abbraccio che ricorderò di più per tutta la vita, per il contesto, per la persona e soprattutto perchè io non abbraccio mai nessuno. Volevo che mi stritolasse, che lasciasse su di me quel dolore grande ed inutile.

Che volete che vi dica, io sapevo poco di Yuri. Era gentile, rispettoso, metteva a proprio agio la gente disadattata come me. Talvolta non è la persona che ci lascia a farci soffrire la sua mancanza, è banalmente il dolore della gente che amiamo a farci male, ci taglieremmo un pezzo di cuore con il cucchiaio se servisse a far smettere di soffrire i nostri cari. E io quel giorno mi sarei staccata le braccia per lasciarle in quell'abbraccio al mio amico Ema, se fosse servito.

Con la morte non si scherza, con i morti non si scherza. Con quelli che restano si tratta solo di prenderli in spalla e portare insieme il dolore, finchè non potremo di nuovo tornare a farci beffe della Signora Morte.



Nessun commento:

Posta un commento