giovedì 22 agosto 2013

Qualcosa che non puoi rimpiazzare.

Ognuno di noi ha la propria storia. La nostra vita scorre veloce, le nostre giornate sono come pagine di un libro, che tipo di libro lo decidiamo noi. Il mio ad esempio sarebbe un album da disegno Disney intervallato da romanzetti rosa anni '50 e picchi di tensione alla Daphne du Maurier.

C'è una persona che ha scritto le pagine del suo libro in un linguaggio antico e ha speso la sua vita a spiegare agli altri come decifrarlo. 
Questa persona mi ha accolto nel primo giorno della mia vita nuova almeno 10 anni fa.



Nella vita si sbaglia, e io che sono campionessa mondiale di magagne, tanti anni fa mi ritrovai in una nuova università con l'imperativo morale di farcela, di dimostrare a me stessa che nonostante la fallimentare condotta scolastica delle scuole superiori una volta arrivata a varcare la soglia universitaria la storia sarebbe cambiata. Non successe così la prima volta: una città inospitale, un corso non adatto a me, pochi compagni con cui condividere appunti, risate e frustrazioni.
Decisi di riprovarci, di tornare alla vera passione. Di seguire il cuore, e quello, manco a dirlo, correva all'indietro verso cavalieri, dame, castelli e maghi.
Così eccomi lì, in un nuova università, circondata da volti nuovi e giovani, di fronte a quell'aula ancora semivuota con un groppo in gola e la paura di sbagliare ancora, ma sul mio personalissimo diario quel giorno di ottobre era segnato come l'inizio di qualcosa di nuovo, in rosso con un pennarello sottile avevo scritto : "Domani prima lezione di STORIA MEDIEVALE! Si comincia con paleografia!!!", abusando di punti esclamativi come avrebbe fatto qualsiasi adolescente innamorata.
Fu davvero l'inizio di qualcosa. In quell'aula trovai Eldorado. Un emozione più grande che ritrovare il Sacro Graal in cantina, il cuore che si risana dai buchi degli sbagli, il sorriso che si allarga come un arco teso e il cervello riempito di nuova, incredibile materia su cui costruire la propria futura identità culturale.
Fu lui, quello scrittore sconosciuto dal linguaggio misterioso, ad accogliermi, ad accogliere molti di noi. Insegnò la sua materia come un direttore d'orchestra al concerto di Capodanno: deciso ma giusto, simpatico e sornione, gentile e puntuale, giovane ma competente e preparato.
Ci guidò nelle prove più complicate senza mai farci sentire inadeguati o sciocchi. 
Bastava guardarlo dritto negli occhi per sentirsi sicuri. Era divertente seguirlo nei suoi borbottii contro questo o quel ciarlatano. 

Uno scrittore che ha finito di scrivere il suo libro sul più bello lasciandoci senza strumenti e a bocca aperta. 

Sui tanti visi bagnati dalle lacrime ieri, al suo saluto, si leggeva l'incredulità e lo smarrimento. Ci ha lasciati con il suo passato, ha rotto il presente e ora il nostro futuro ricomincia a coprirsi di buchi, la trama delle nostre pagine comincerà a essere meno comprensibile, più frastagliata e difficile da comprendere, almeno per un po'.

Ma sono sicura che ritroveremo il coraggio di riprendere in mano quello che ci ha insegnato e come giovani amanuensi saneremo le ferite e riempiremo di nuovo quei buchi con le nostre gioie e le nostre vittorie, con la leggerezza di un sorriso o la caparbietà che riverseremo in un nuovo progetto. 

Perché in fondo avevi ragione, la paleografia, da ieri, è diventata leggenda.
Ciao Giovanni.

(E siccome youtube o Blogger.com han deciso di non farmi condividere la sua canzone preferita allora vi passo il link:  http://youtu.be/S9lem-HuTrY )





3 commenti:

  1. che bello questo ricordo di Giovanni, grazie! Molto carino tutto il blog (ho adorato il pezzo su Agata Christie).
    Silvia

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  2. Ringrazio moltissimo. Per Giovanni era il minimo, ci vorrebbero mille parole diverse e più belle.

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  3. un bel pensiero...in questo silenzio generale sono parole che aiutano a elaborare...mi sembra ancora incredibile e impossibile..

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