domenica 25 agosto 2013

Una pagina bianca

Domani torno al lavoro.
Le ferie son finite. In effetti 5 giorni di vacanza logorerebbero chiunque. Ma le mie sono cominciate con un funerale e oggi tiro le somme.

Da quando a febbraio dell'anno scorso ho aperto questo piccolo spazio mortifero, la mia vita si è in fretta abituata al grigiore del trapasso e al dolore della perdita, nemmeno avessi aperto una pompe funebri self service. E' come se questo blog fosse ammantato e avvolto da una maledizione sottile che negli ultimi 12 mesi mi ha tolto una vicina di casa, due professori straordinari ai quali ero legata, Amy Winehouse e un Grande Amore.
Ogni volta che le mie dita tozze e stanche battono sui tasti nell'incessante tentativo di rendere digeribile la pietanza indigesta della morte, mi sento leggera. Scrivo per me, scrivo per te, scrivo soprattutto per non scordarmi come si fa (la prova dell'esercizio è una costante da non sottovalutare. La frase "E' come andare in bicicletta" è una frase del menga: io, sebbene passassi le mie giornate fanciullesche sulla preziosissima Graziella di mia nonna, ora son peggio di un reduce del Vietnam, manco so salirci su un trabiccolo a due ruote.) e l'argomento è sul serio l'unico di cui possa vantare conoscenza illimitata, fin da bimba so come si svolge il processo crematorio grazie alle riviste della So. Crem a cui era abbonato per oscuri motivi mio nonno e che da ragazzina divoravo quanto un buon Topolino; mia madre trovava sfizioso raccontare e sviscerare la tematica "funerale" all'ora di pranzo, ancora adesso esprime il suo desiderio di essere cremata e soprattutto che la cerimonia e il tutto, anche i minimi particolari, siano curati dalla sua pompe funebri preferita.

Ma continuare a scrivere diventa un esercizio troppo doloroso dopo l'ennesima perdita, l'ennesimo shock. Tutto mi sembra diventare fin troppo reale, il dolore, la sopraffazione, il tornare ad una vita normale. Io mi arrampico da più di 400 giorni e da 400 giorni cado e mi rialzo. E i miei glutei purtroppo non ne traggono giovamento. 
Son qui per gettare la spugna.
Non riesco ad essere più una buona compagna se mai qualcuno volesse che lo fossi.
Non riesco a lavorare in modo eccellente. Tutt'al più in modo approssimativo e decente. 
Non riesco a non essere piagnucolosa e lamentosa. Provate voi a cadere tutti i giorni per terra e poi guardatevi la faccia allo specchio.
Forse non riesco nemmeno più a scrivere. Ma questa dev'essere la maledizione di questo Ars Moriendi.

Questa volta la lezione vorrei me la deste voi. 
Cosa si fa quando non si riesce più a rimettersi in piedi dopo una caduta?

Per ora, io qui lascio una pagina bianca.

8 commenti:

  1. si aspetta. perchè prima o poi arriva la necessità di rialzarsi senza altre scappatoie.
    ci si può mettere del tempo o pensare sia più facile riuscire a fare mille flessioni al giorno. oppure un giorno scopri che ti sei alzata, e poi è tutto più facile.
    in attesa, scrivi, chiama, sfogati..tanto noi non ci annoiamo ed esprimersi fa solo bene all'anima

    mi manchi,
    Gab

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  2. Mi fa male leggere di questa tua condizione, mi fa male perché da molto tempo, tutti dicono "TROPPO", per una serie di lutti più o meno fisici (ma anche quelli che non includono la morte di una persona ma di una cosa, un'entità fanno male, parecchio) sono nella stessa condizione. Vado avanti di pilota automatico, la passione non so più cosa sia, cerco di non farmi scoprire dagli altri cercando di non mostrare tutta la mia fragilità e mi butto in cose a casa, pur di avere il cervello impegnato. Mi butto via, sopravvivo, vivo la vita "come se non fosse la mia", e non capisco perché io sia arrivata qui...perché io sia finita così...Le poche persone che contano sono qui con me, ma nessuna capisce fino in fondo quello che sono diventata. Sono comunque fortunata ad averle, fortunata a lavorare, fortunata di non essere invalida, fortunata...ma mi sento comunque una merda. E più mi sento una merda, più mi sento in colpa per sentirmi una merda e tutto peggiora. Dicono che il cervello registra e imprime su di sé ogni verità o presunta tale che li facciamo ripetere..."Il pensiero è creativo"...Forse possiamo provare a raccontarcela, a ripeterci che "è un trionfo"...io ci provo da un po'...non è micca cambiato molto. Io ti auguro di farcela, perché, seppur marginalmente, ho visto che TRIONFO SEI TU! (poi mi passi il contatto dello spaccino ok?)

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    1. Esattamente quello che provo. Esattamente. Non so sentirmi meglio perché non sono sola o se sentirmi una merda perché non sono sola.
      E son sicura, cara, che alla fine sarà un trionfo per tutte e due!

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. è passato un po' di tempo da quando hai scritto.. ma anche se ti sei rialzata, si sa che la vita tenterà di nuovo a buttarti giù.. perciò io ti lascio lo stesso le mie perle di saggezza, che potrai conservare per la prossima occasione in cui la stronza ti becca con il classico montante al fegato (ma non ipotecarle, che è bigiotteria).


    la mia risposta:
    trovati un pezzeto di prato comodo dove appoggiare il culo, e sta un po' lì a guardare il mondo girare. tutto passa. passerà. e poi ti tornerà voglia di metterti in piedi. un po' in ritardo, ma più saggia degli altri.


    ora, dicono che sentire l'altra campana fa sempre bene.. allora la mia risposta da pugile:
    se stai giù hai perso. fanculo perché sei caduta. fanculo il dolore. fagli vedere! In Piedi!! adesso. non essere indulgente con te stessa. in piedi, prima che suoni la campana. non ti perdoneresti di aver gettato la spugna.




    questi consigli antitetici, sono opzioni banali che chiunque si sia trovato in quella che formalmente si dice "una situazione di merda" ha contemplato.
    il punto è, sei in grado di riconoscere il consiglio buono da quello cattivo?
    benché una persona possa comprendere entrambi questi approcci, sposarne i concetti, essi sono mutualmente esclusivi. uno prevede una scelta, uno è il dilazionamento della scelta.
    secondo me la vita è fatta di scelte.
    quindi se devi arrenderti è meglio farlo con dignità ed ammeterlo a se stessi: scegli di arrenderti, o aspetta di morire. Ma so che sceglierai di lottare.

    bacio
    valentino

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  4. Stupendo quanto assolutamente tempestivo.
    Sto tornando.

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  5. Stupendo quanto assolutamente tempestivo.
    Sto tornando.

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