giovedì 13 settembre 2012

Un morto in comune

E' vero, è vero, chiedo scusa. Faccio ammenda. Mi metto in ginocchio sui ceci.
Avevo cominciato questo blog con il precisissimo scopo di sollazzare la gente parlando di morte. E ci sono riuscita, credo. Nello specifico, parlando di gente la cui morte può essere definita "divertente".
E rinnovo le scuse perché da ora in avanti, questo blog, sarà più "introspettivo".
Lo so. Lo so. Quando qualcuno scrive la parola "introspettivo" rispetto a qualcosa, la reazione più comune è la voglia immediata di urlare e farsi prendere dall'isterismo sperando in repliche di "Grandi Magazzini" in tv.
Sono comunque sicura che apprezzerete.

La prima introspezione riguarda un morto che abbiamo in comune tutti. E' il cosiddetto "cadavere del nostro nemico".
Ho sempre adorato l'immagine di me seduta sulle rive di un fiume, in piena Val Padana, divorata dalle zanzare, che impassibile aspetto che passi il cadavere del mio nemico. O I cadaveri.
Non diciamoci balle, noi tutti speriamo che prima o poi davanti al nostro naso passi il cadavere del nostro primo amore, quello che ci ha lasciato con uno squarcio nel cuore e uno nel portafoglio, il cadavere della nostra maestra delle elementari con le sue paranoie cattoliche e le preghiere da recitare o quello del bulletto delle medie che alle superiori, se ti va bene, continua a fare l'ignorante altrimenti diventa il sindacalista molesto che ti fa sentire stupido e inadeguato. E continuerà a picchiarti comunque.

Ripensandoci però la maggior parte dei cadaveri che ho visto passare in questi anni sono, diciamo, "risorti". Può capitare che l'amico che avevi messo in guardia da un fantomatico pericolo decida di andarsene per i fatti suoi lasciandoti solo ed impotente. Può capitare che lo stesso amico s'infanghi in quel fantomatico pericolo. E tu, seduto sull'argine, lo vedi passare. Come fosse una regata del "Te l'avevo detto". Aspetti la conferma dei tuoi sospetti. Aspetti che quel cadavere venga verso di te e ammetta di aver sbagliato.  Una specie di rivincita karmica, ma non voglio infognarmi in discorsi karmici, ci sono istituti e religioni che lo fanno egregiamente al posto mio. Penso semplicemente che a volte il nostro miglior amico, fratello, compagno di università etc. possa trasformarsi di diritto nel nostro più tenace nemico, il più difficile da contrastare. Quando l'affetto si trasforma in mal sopportazione il passo verso il fiume è breve.



E allora ecco quel morto che tutti abbiamo in comune, quello che aspettiamo per anni, quello che magari passa quando noi siamo ancora in piedi. Il cadavere che si alza, ti mette una mano sulla spalla e ti chiede scusa. Noi, se non siamo scemi, sorridiamo ed accondiscendiamo. Basta con i musi lunghi o le facce ingrugnite alla Gabriel Garko.
Se la ferita del nostro nemico ancora fa male, allora, bisogna ributtarlo nel fiume. E tenergli la testa sotto. Maledetti nemici zombie.

La lezione di oggi è che aspettare sulle rive di un fiume, pazienti e granitici, il più delle volte ripaga. Ma se sulla riva opposta vedete il vostro nemico che aspetta, attenti a non finire nel fiume.
E ora scusate, mi alzo che a forza di star sull'argine ho il culo tutto bagnato. Vado a fare il cadavare per qualcun'altro.



 

2 commenti:

  1. che scuola di vita...prenderò i tuoi insegnamenti e li ricamerò all'uncinetto, poi li incornicerò e li appenderò nel cucinotto!(sono Marcella, non ho voglia di farmi l'account ma metto Anonimo ok?)

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  2. Marcellina!!!!!!!!!!! Leggo ora... leggi il nuovo che arriverà oggi pome..

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