martedì 27 marzo 2012

Da quassù la Terra è bellissima. Da quaggiù un po' meno.

Nel 1968 moriva Jurij Gagarin. Non sto nemmeno a perdere tempo per spiegare chi fosse, andate a cercare Via Gagarin nella vostra città e leggete la scritta sotto il nome. Di solito è "cosmonauta russo".
Oggi il caro Jurij è il nostro (rullo di tamburi) morto del giorno!
Dopo aver solcato le infinite vastità dello spazio, aver visto le stelle e osservato la terra da lassù, il caro Jurij, alla vigilia del suo secondo viaggio nel cosmo, si va a schiantare in una città russa dal nome impronunciabile con un MiG.
Gagarin era un tipo fico. Riconosciamolo. E secondo me, la butto lì, pure romantico. Mentre si trovava lassù, in orbita, poetava"Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini". Doveva essere un tipo alla mano, fu anche il presidente della federazione russa di rugby, aveva due bambine e dei bellissimi occhi chiari. Ma, c'è sempre un ma.
Due fratelli italiani, i fratelli Judica Cordiglia (di Montezemolo probabilmente) mettono in dubbio il fatto che Jurij sia il primo uomo nello spazio. Questi due radioamatori riuscirono a catturare voci di altri cosmonauti anteriori a Gagarin, perduti e dimenticati dalla Grande Madre Patria Russia in giro per lo spazio. I due fratelli giurano di aver sentito battiti del cuore, urla disperate provenire da lassù, da quel cielo bastardo che alla fine ha tradito anche Jurij.
La lezione di oggi è che puoi anche arrivare a toccare le stelle ma prima o poi dovrai scendere. Magari fallo pianino.

Quando si dice la sfiga. La gente muore tutti i giorni e io son qui a scervellarmi per proporvi la seconda storia di oggi. Potri parlarvi di un altro Yuri, di mia zia Ione che sfamava il suo tumore con lo zucchero, del povero Buddy Holly, ma per oggi mi sento la testa già piena di voci ronzanti dallo spazio.
Diciamo allora che a volte basta un morto al giorno per levarvi la vita di torno. Almeno per un po'.

lunedì 26 marzo 2012

Centauri del Sesso, Droga e Rock'n'Roll.

Oggi parliamo di scelte di vita autodistruttive. Vi posso assicurare che in quanto scelte sbagliate potrei scrivere un manuale, la cui grandezza volumetrica non eguagliarebbe quello che potrebbe scrivere Ozzy Osbourne ma sarebbe di sicuro di assoluta pregevolezza. Non so invece cosa potrebbe scrivere a riguardo il nostro morto del giorno, tale Greg Centauro.
Greg Centauro faceva il pornoattore ed era nato a Marsiglia nel 1977. Ora, io non proverei MAI a  contraddire o maltrattare un pornoattore marsigliese, viste anche le sue doti (non chiedetemi come, le donne non guardano questo genere di cose) ma pare che la sua compagna di qualche anno fa, tale Blue Angel (noto nome da imprenditrice del porno) gli avesse spezzato il cuore gettandolo in un vortice di depressione. Il povero Greg è morto l'anno scorso per overdose in quel di Budapest. Su di lui non è che posso scrivere un trattato, pare fosse anche un regista affermato e che ricevesse anche copioni dagli States, che per un pornoattore europeo vuol dire un sacco. Come Benigni agli Oscar per capirci.
La lezione di oggi è che anche un pornoattore può morire d'amore.

La povera Amy Winehouse invece se n'è andata a luglio, il giorno del compleanno di mio padre.
Ricordo che a dirmelo è stato un mio amico, in chat su Facebook. L'ha fatto con delicatezza e sensibilità. Appena accertato il decesso mi sono affacciata alla finestra della mia sala, ho cominciato a piangere e urlare "PERCHE'??????????????????". Non avevo notato gli sguardi attoniti dei miei vicini di casa filippini, i Domingo, che osservavano sbigottiti dalla loro terrazza.
La povera Amy è morta di quello che chiamano "stop and go", ovvero l'assunzione massiccia di alcool dopo un periodo di astinenza totale. E qua si parla di litri di Vodka, l'acqua malvagia.
Probabilmente morirò come la povera Amy, rotolandomi sul pavimento con una boccia di Vodka tra le mani. O forse no. Io non pratico lo "stop and go", solo "go" per ora.
La lezione che insegna Amy è che a volte le abitudini sono dure a morire. Noi non altrettanto.
La lezione che v'insegno io oggi non riguarda la morte, tutt'altro. Se bevete Vodka e dite/fate cazzate è altamente probabile che ve ne pentiate. Sempre che siate ancora vivi.
Bevete responsabilmente. Possibilmente lontano da me.

lunedì 19 marzo 2012

Lettera ad un professore morto.

Caro professor Capitani,

Se n'è andato nella notte di S. Patrizio. Quasi a commemorare tutti quegli spritz pomeridiani che beveva in tranquillità davanti a Santo Stefano contemplando chissà cosa, in un passato lontano.
Mi ricordo di Lei quel primo giorno a San Giovanni in Monte, quello in cui dovevo farmi valere con un'insegnante Isterica ma ne ricavai solo urla. Lei mi protesse, mi tranquillizzò. Poi scoprì che Lei e l'Isterica eravate, ehm, molto amici.
Ricordo le sue lezioni, basate sul poker, i negozi d'antiquariato, le messe degli anni '40. Sul giusto prezzo o il concetto di usura, mi dispiace, non ricordo pressochè nulla. Mi viene invece in mente quella giornata di almeno 7 anni fa in cui lei rincorreva con un ombrello un piccione che era entrato nel nostro corridoio. La cosa più bella era che il suo soprannome era proprio "Il Piccione".
Ora come faremo? Dove lascerà i suoi occhiali stile geometra Filini? Come farà ad urlare alla sua colf che i soldi sono sopra il frigo?
C'è una cosa che le voglio raccontare. Una volta, tanti anni fa, me ne andai in vacanza in Corsica. Lì conobbi una signora sui 45 anni, insegnante, che viveva a Milano. Mi raccontò degli anni a Bologna, quelli dell'università. Io le assicurai che nulla era cambiato. E nominai Lei. Gli occhi della signora s'illuminarono. Si ricordava di un esame insieme a Lei e del suo buon cuore. La signora aveva appena perso il padre e tutto ad un tratto studiare non le appariva più così necessario, non aveva più nessuno a guidarla e così durante l'esame tutto quel nodo di dolore arrivò in superficie sotto forma di pianto. Lei la rincuorò, le porse un po' d'acqua e la convinse che studiare, arricchirsi culturalmente, proseguire un cammino, era la priorità. Il dolore si sarebbe placato. Me lo disse piangendo, sulla spiaggia in una bella mattina.

Grazie professor Capitani,

Si diverta in paradiso a dialogare con Tommaso d'Aquino mentre sorseggia uno spritz, starà spiegando agli angeli la teoria del giusto prezzo. Almeno si faccia portare le patatine.

Una sua alunna.

"Suggerimenti, correzioni, proposte saranno non solo accolti, ma graditi: in spirito di collaborazione e non di sterili polemiche."
Ovidio Capitani.

domenica 18 marzo 2012

La fiera del Caro Estinto e le Red Bull.

Capitava nei momenti morti del mio lavoro in un ufficio stampa che leggessi di straforo qualche bella rivista. La migliore era "IL", inserto mensile de "Il Sole 24 Ore". In un numero particolare scoprì l'esistenza del Salon de la Mort, importante fiera sul mercato funerario mondiale con uno sguardo accurato su quello francese. Meditai per settimane di volare a Parigi nel periodo del salone, sognai di potermi accreditare come giornalista e scorrazzare tra bare, urne e psicologi addetti all'elaborazione del lutto. Nulla. Il salone fu cancellato e io tornai a lavorare triste.
Ma poi, proprio uscendo dall'archivio di stato il giorno di San Patrizio, ancora sobria, m'imbatto in un volantino del Tanexpo. Ora, ragionando all'inglese, pensavo che il "Tan" di "Tanexpo" si riferisse all'abbronzatura. Già vedevo i loschi individui di Jersey Shore entrare e scorrazzare tra docce solari, lettini e flaconcini di autoabbronzante. Non ragionavo in greco, al dio che personificava la morte, Tanato o Thanatos. Ed eccomi servita, una fiera della morte in Italia ma non solo, anche nella mia città, Bologna. Ovviamente le mie speranze di parteciparvi si sono infrante davanti al fatto che è solo per "professionisti del settore". Perché, io cosa sarei?
Comunque per fortuna c'è Tanexplora, evento collaterale a Palazzo Re Enzo, con corsi di formazione, percorsi d'arte, desk informativi e chi più ne ha più ne metta. Fateci un salto prima che sia troppo tardi.

Del resto, di domenica, c'è poco di cui parlare a parte il decesso del signor Red Bull, di cui non so nulla. Ma una cosa, mentre il signor Red Bull vola in cielo o scivola agli inferi, vorrei raccontarla.
A settembre avrò 30 anni.
Il che non mi destabilizza più di tanto, a parte il fatto che la nanezza che mi contraddistingue e lo spudorato uso di Converse al posto di tacchi alti 20 cm, mi fanno sembrare sempre una tenera 18enne. A 29 anni-quasischifosamente-30, non avevo mai bevuto una Red Bull. Mai. Ho lavorato un montante ore complessive di 2.897.658 al Motor Show e non ho mai assaggiato una Red Bull. Ho scritto tesi di laurea fino a notte fonda, sofferto per amore strazionadomi di lacrime per giorni fino a raggiungere uno stadio larvale, fatto party che non inizavano mai per poi non finire mai e in tutto ciò NON HO MAI BEVUTO UNA RED BULL.
Fino al gennaio 2012. L'ho fatto. L'ho bevuta.
E mi ha fatto cagare, Mr Red Bull.
Riposa in Pace. Sempre che tu riesca a riposare con tutti gli anni di Red Bull che hai nel corpo.

venerdì 16 marzo 2012

Sean Bean muore sempre (post introverso)

Dev'essere senz'altro il mio destino. Anche in campo cinematografico, la morte accompagna ogni mio sexy pensiero. Come ogni donna sui trenta che conduce una meravigliosa e vitale relazione sentimentale da 8 anni, è normale trovare nei divi di Hollywood uno sfogo ormonale degno di essere tale. Ora, se fossi una normale donna sui trenta avrei aperto un blog su scarpe o vestiti impestando tutti i post con facce di Audrey Hepburn o borse low cost e avrei il poster di Patrick Dempsey attaccato alla porta dell'ufficio o troverei Brad Pitt irresistibile; siccome sono una donna sui trenta e ho un blog che parla di decessi e riti funebri è assolutamente sintonico che il mio attore preferito sia Sean Bean.

Sean Bean è un uomo meraviglioso e vivo. Nella realtà. Nella finzione cinematografica infatti vanta il primato singolare di morire in 22 film. E non parliamo dei telefilm. Chi lo conosce come Ned Stark di "Game of Thrones" sa che la morte gli evita la stagione 2 dell'acclamatissimo serial. Morti assurde, come morire schiacciato da un'enorme antenna satellitare, morti dolorose, come essere sepolto vivo e deliranti come morire nudo nella neve. Morire. Nudo. Nella Neve. Un video pieno di spoiler ve lo dimostra.
Ancor più delirante è il fatto che in film come "Silent Hill", dove CHIUNQUE morirebbe dopo il primo minuto, Sean ce la fa, incredibilmente qualcuno gli dice di tornarsene a casa e tutto finisce per il meglio.


Gustatevi dunque il video di tutte le sue morti proprio qui sopra.

Del resto il mio cantante preferito è Freddie Mercury (morto), la mia scrittrice preferita Agatha Christie (morta) è dunque un miracolo che almeno il mio attore preferito sia carnalmente vivo. Vi giuro che mi piacerebbe tanto ascoltare i Modà, leggere Moccia e adorare Scamarcio (è ancora di moda?), ma la cosa non cambierebbe, a quel punto sarei Morta Dentro.

giovedì 15 marzo 2012

Le Idi della Morte

Siamo a metà marzo, gli uccelli cinguettano, i fiori sbocciano e la gente muore.
Sinceramente non ricordo quando ho cominciato a meditar su ciò, sulla morte, su tutta questa morbosa questione. Ma so di certo che, come in uno spot Vodafone, la morte è tutta intorno a noi. Per esempio ieri, mi reco in una ridente cittadina di ben 13. 222 abitanti (almeno 2/3 erano non-morti) di nome Soliera e bam! Un bel funerale, una meravigliosa autofunebre dell'Audi color grigio metallizzato, gente commossa e anziane appagate. Dovevo stare in quel buco dimenticato dalla civiltà solo pochi minuti, una mezzora al massimo. Ma un funerale era lì ad aspettarmi. Chiamarla "fatalità" è d'obbligo.

Continuando con i nostri soliti discorsi, ricordiamo i nostri antenati scomparsi, che oggi più che mai son di una croccantezza prelibata. Nomi del calibro di Caio Giulio Cesare e Odoacre.
 Potenti, famosi, morti in modo deprecabile.

Il povero Cesare, seduto sul suo seggio in senato, tutto agitato, non stava per niente benino, si vede arrivare Publio Servilio Casca Longo (probabilmente antenato della contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare in lunghezza di nomi e cognomi) e si aspetta richieste improbabili, scartoffie. Ma il Casca, a cui trema la mano, è insicuro, si piscia sotto, ferisce Cesare al collo. Cesare si gira e fa: "Scelleratissimo Casca, che fai?". Io l'avrei buttata su un "Vaffa" generale, ma Cesare nostro non fece in tempo. Ventitre coltellate lo trafissero, i congiurati non furono a livello dei novelli Erika&Omar, ma si diedero parecchio da fare.
Non che Cesare non avesse avuto dei presagi a riguardo, anzi. La letteratura è piena di segni premonitori uno peggio dell'altro: la moglie Calpurnia che sogna il marito morto, Cesare che fa un sacrificio e non trova il cuore della vittima (chiaro segno di malaugurio), uccellini sbranati da altri uccelli proprio nella Curia di Pompeo.
La lezione di Cesare è: se non stai bene stai a casa, se sogni solo sfighe, emigra.



Odoacre, re barbarico, aveva militato sotto Attila, aveva un gran fegato, ma si dovette sottomettere a Teodorico, si arrese a patto che non gli fosse fatto nulla. Ma Teodorico, che era un po' bastardo ma era di gran lunga il più fico degli ostrogoti, durante un bel banchetto strangolò con le sue manine Odoacre e diede l'ordine di uccidere anche tutta la sua famiglia.
La lezione di Odoacre è: non sederti a tavola con uno che ti vuol ammazzare anche se ha giurato di non farlo.

Del resto parliamo di uomini di un passato lontano, quando ci si ammazzava in allegria e senza troppi sensi di colpa. Rimpiango quei tempi.

mercoledì 14 marzo 2012

Nonno Vittorio e Nonno Giovanni

Mio nonno Vittorio aveva gli addominali. E' un ricordo che ho fin da bambina. Lui al mare che fa la settimana enigmistica, lui che si cosparge di olio al cocco protezione solare -12, lui col suo slippino giallo che m'insegue sul bagnasciuga per infilarmi i granchi morti nel costume. Dove si fermano i miei ricordi cominciano quelli più belli che custodisce mia madre: io che vomito in testa al povero nonno, io che gioco con lui ai giardini, io minuscola, appena nata, e lui che mi tiene in braccio. Questo era MIO nonno, quello che conoscevo di lui. Con il passare degli anni gli addominali sono scomparsi, il divano e le partite di tennis in tv erano i suoi compagni, l'orto che curava con amore e sapienza di un vecchio, le piante di cui conosceva tutti i nomi e i colori erano tutti spariti. I suoi occhi persero colore, la sua testa perse la bussola. Mio nonno è morto ad 86 anni il 3 marzo 2007, pesando 38 chili. Al posto degli addominali ora spuntavano le costole.

Mio nonno Giovanni invece non era mio nonno. Ho sempre e solo avuto 3 nonni: mio nonno Vittorio, Mia nonna Satana e mia nonna Concetta, la Single per scelta. Non dico che soffrissi ad avere un nonno in meno, ma volevo assolutamente che mia nonna trovasse un vecchietto a posto e se lo sposasse. Ma qui ero nel campo dell'irrealizzabile, convertire il papa allo zoroastrismo sarebbe stato più semplice.
Andando nell'orto comunale con nonno Vittorio conobbi tanti altri adorabili vecchietti (adorabili per una bimba di 8 anni, per una trentenne i vecchietti sono adorabili come carta vetrata sulle natiche) tra cui il caro Giovanni. Mi faceva sempre divertire, prendevo l'innaffiatoio e bagnavo tutti i pomodori, sniffavo quintalate di verderame e tornavo a casa tenendo la mano al mio nonno Vittorio e al mio nuovo nonno, nonno Giovanni. Ora che avevo 4 nonni come tutti i bambini che conoscevo, potevo concedermi una vacanza e rilassarmi. Una sera, ricordo bene, ero in terrazza nella casa di mia nonna la Single a Zocca. C'era una festa, ero tutta carina e ben vestita. Era un week end, c'erano anche i miei genitori. Ogni tanto giravo la testolina e li vedevo intenti a confabulare. Ad un certo punto mia madre e mio padre si avvicinarono, si chinarono e mi dissero "Fede, il nonnino Giovanni purtroppo non c'è più". Non dissero altro e altro non volli sapere.
Fino a qualche anno fa.
Alla domanda: "Mamma, ma il nonno Giovanni com'è morto? No, sai sono grande e lo voglio sapere, son curiosa, poverino, un ictus? un infarto?" la risposta fu magnifica.
"Ah, il nonno Giovanni, cosa vuoi, era sordo. Un giorno è andato a raccogliere i radicchi lì, vicino alle rotaie del treno, e sai, un radicchio qua e uno là, si è messo sulle rotaie e sai, non ci vedeva granchè, non capiva, comunque ha fatto presto: è arrivato il treno e gli è passato sopra, così nnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeemmmmmmmmmmmm
(suono  onomatopeico richiamante un grande oggetto in movimento accompagnato dal gesto della mano che simula l'impatto). Mia madre sembrava anche entusiasta della descrizione. Io avevo la mascella sbarrata e l'orrore negli occhi.
La lezione di oggi è: i radicchi si comprano, i treni si prendono in stazione.