lunedì 19 novembre 2012

Duro a morire. Rasputin e la nostra vita.

Se scrivo "Duro a morire" la gente pensa a Bruce Willis con la canottiera sporca e i modi da pirla americano qualsiasi. No, il vero duro a morire fu un tale Rasputin.
Eddai, mica devo star qui a spiegare chi fosse Rasputin, dai. Basta una foto per farvi capire il terrore fobico che quest'uomo emanava. Quegl'occhi ipnotici, gelidi, magnetici. Mi ricordano, strano, quelli di mia nonna Satana. Strano, no strano davvero. Se non fosse per la barba giuro che scorgo qualche somiglianza.
 
 
 
Rasputin aveva la pellaccia dura.
Forse l'aveva temprato la sua inospitale terra natìa, la Siberia. O forse fu quel piccolo incidente nel fiume Tjura dove cadde insieme al fratello Misha, che dopo una settimana morì di polminite, forse invece fu il suo importantissimo percorso religioso (un mix di misticismo e orge attraverso cui si raggiungeva la purificazione della catarsi. Cosa non si dice per trombarsi la qualunque. La "catarsi". Sì). Una cosa è certa: Rasputin sembrava immortale.
Ammazzarlo fu un'impresa epica, sdrenante, alla pari del mattutino tentativo di entrare dentro ai miei jeans senza strappare il tessuto. Soprattutto quello muscolare.
 
Rasputin venne accolto a casa del principe Jusupov con la promessa di un buon Madera e di tanto sesso. Come non partecipare alla serata. Voglio dire. E' una settimana che ti avvertono del fatto che c'è gente che complotta per ucciderti, ma vuoi mettere? Madera e sesso. Mica la tombola da Don Tonino che tutte le volte finisce che chiami Ambo insieme alla signora Marchetti e il premio se lo prende lei. Eh.
Il buon principe offre a Rasputin pasticcini al cianuro e, per esser sicuro, Madera al cianuro. Rasputin mangia come Galeazzi ad una cresima a Torvaianica e rimane lì, leggermente stordito. Pallido come un cencio, Jusupov decide con gli altri complottanti di abbattere Rasputin a suon di proiettili. Bam! Un proiettile centra al cuore il laido religioso. Mentre i complottanti decidono di come sbarazzarsi del corpo, Rasputin si alza e se ne va'. Peccato, bella serata. Il vino sapeva un po' di tappo...
 
Jusupov si accorge che il monaco è fuggito, allora tutti si lanciano al suo inseguimento, gli sparano un colpo alla schiena, lo randellano di legnate e infine gli sparano in testa. Fatica ragazzi (e mentre lo scrivo mi viene in mente la voce di Bersani "Fatica ragazzi, siam mica qui a smacchiare i giaguari, mugiko maledetto!"). Stremati i complottanti avvolgono il corpo di Rasputin in un tappeto e lo buttano nel canale Malaja Mojka. Quando qualche giorno dopo troveranno il cadavere e ne faranno l'autopsia, si scoprirà che il monaco nei polmoni aveva acqua. Il bastardo era ancora vivo.
 
Tutto ciò per dirvi che il male che facciamo o che incarniamo, resiste cento o mille volte di più di tutto il bene che ci prodighiamo di fare. Che vi credevate? Che avrei parlato dell'incredibile bagaglio a mano di 33 cm che Rasputin aveva come pene? Per quello dovrei aprire un blog stile Ars Scopandi.
 
No qui si cerca di dare un significato, anche sbagliato per carità, non assolutistico ma personale e critico a morti che altrimenti non insegnerebbero nulla. E la morte insegna la vita. Rasputin beveva come un maiale, scopava come un maiale, si era fatto strada nei gangli della società con mezzucci squallidi e malati. Mi scende quasi una lacrima per l'ammirazione.
 
La lezione di oggi è a scelta: potete pensare che il male sia duro a morire oppure che vivere come un porco abbia i suoi vantaggi.
Io sinceramente sto ancora pensando a quei 33 cm di gioia e spensieratezza.
 

 
 

1 commento:

  1. un vero pezzo di bravura (per te e per il caro Rasputin!) M.

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