giovedì 15 novembre 2012

Thelma e Louise, ovvero l'amicizia dura per sempre.

Abbiamo 30 anni. Più o meno. Mi perdonino le lettrici e i lettori di 20 anni e smettano di gongolare quelli di 40.
Abbiamo 30 anni. Abbiamo un lavoro talmente brutto da farci vomitare ogni notte durante i nostri sogni migliori(sì, come no), abbiamo fidanzati o fidanzate esigenti, lagnosi/e, sessualmente frigidi/e (sì, come no), abbiamo una casa con altri coinquilini che ci mortificano, ci minacciano o barano a Monopoli (sì, dolorosamente, sì), abbiamo genitori che ci considerano bambini scemi quando si tratta di lavoro/pulizie di casa/generale conduzione dei rapporti umani o geni indiscussi quando hanno problemi al pc o parlano con la vicina (dialoghi del tipo "Allora suo/a figlio/a si è laureato/a?" "Ma certo! Ora è dottore/essa presso il Ginevra Institute of Economics e prende 16.000 euro all'ora!". Ovviamente sei laureato in Storia Medievale e stai languendo sul divano Ekbr dell'Ikea da almeno 4 mesi).
 
E ci dimentichiamo di un aspetto, a mio avviso, fondamentale. Gli amici. O se preferite "quelle persone tendenzialmente sbronze che mi raccolgono quando sono devastato di alcool/tristezza/sushi".
Da bambina mi chiedevo come mai i miei genitori non avessero amici. Sempre in casa, con me. Anche quando a casa non ci stavo più nemmeno io, tipo a 17 anni dispersa tra l'Estragon e qualche pub a caso. Ora che hanno 60 anni folleggiano e se ne vanno in gita a Medjugorie come se andassero a bere e cantare all'Oktoberfest.
Pure mia sorella rimase senza amici a 30 anni. Sposata, incinta, felice. Le amiche l'avevano abbandonata per non sposarsi, non figliare e continuare a sbronzarsi felici.
 
Ma io no. Non ci penso nemmeno. Sola, in una casa troppo grande, con il cuore spaccato stile "Ti giuro, è un Picasso, ma non capisco da che parte si guardi", me ne sto qui a pensare ai rapporti tra adulti. Siamo capaci di essere amici di qualcuno oltre l'età della spensieratezza o ci facciamo risucchiare dalla vita, dall'obbligo di diventare adulti e dalla stanchezza?
 
Secondo Ridley Scott sì. Ad un livello un po' estremo, ma sì.
E parlo di Thelma e Louise, che lasciano un marito violento e misogino e una vita vuota e priva di emozioni per un week end rilassante che diventerà una fuga verso la libertà. E dopo questa recensione degna di una Anna Praderio ispirata ai massimi livelli, vi spiego cosa c'entrano Thelma e Louise con noi 30enni del 2012.
Le due trucide attraversano l'America spargendo morte e distruzione sempre spalleggiandosi convinte che un marito e una vita da moglie sottomessa e un lavoro da cameriera e un uomo dolce ma remissivo non siano proprio quello che speravano di avere nella vita. E allora via, due amiche più sui 40 che sui 30, scoprono che forse la loro amicizia, il loro rapporto unico,  era quella svolta che le avrebbe salvate da quel grigiore e da quella povera vita omologata e comoda.
E così, braccate dalla polizia manco fossero Bin Laden e il Mullah Omar su un Ciao, decidono di farla finita, di non tornare indietro ma di andare avanti. Giù per il Canyon.
 
 
 
Noi ci diamo per scontati. E diamo per scontate le persone che ci stanno accanto. Che ci offrono panini alle olive e cipolle senza chiederti un euro ben sapendo che sei in bolletta, che ci convincono che siamo brave persone nonostante gli errori, che ancora a 30 anni ci redarguiscono sui tipi da non frequentare, che ci porgono uno spritz o una Moretti da 66 quando siamo tristi e ce li tolgono quando siamo sbronzi in modo molesto.
E quando le strade della vita si dividono e bisogna separarsi da un amico che se ne va' in un altro paese, con cui magari siamo cresciuti e che metti caso si senta obbligato a diventare "grande", la tristezza ci piomba addosso. Oltre che vecchi ci sentiamo vulnerabili, piccoli adolescenti. Oltre al danno, la beffa.
 
La lezione del giorno è: se un vostro caro amico che avete perso nelle maglie del tempo e degli obblighi da adulti vi sta per lasciare, prendetelo e portatelo a fare un bel week end. Possibilmente lontano da Canyon o burroni vari.

Nessun commento:

Posta un commento