venerdì 30 novembre 2012

Un collage di morti per una rinascita.

Ebbene sì, comincio a vedere uno spiraglio di luce dalla grotta di melma in cui son sprofondata da giugno.
Ebbene sì, i miei reni funzionano. Evviva. Non che io ora possa bere come un bavarese qualsiasi in un lunedì qualsiasi, però sto bene. La lotta alla ritenzione idrica può avere inizio.
Ebbene sì, posso cominciare a fare ordine in questa mia disastratissima vita.
E parto da qui, da questo mio personalissimo angolo di discussione, dal mio sontuoso boudoir dalle pesanti tende di velluto cremisi e luci fioche. Dal mio discutere sulla morte.
 
Non è che possa star qui a raccontarvi tutte le mie angosce o paranoie momentanee. Passo momenti in cui mi sento carica di responsabilità verso le persone che amo e mi carico come un mulo per renderle felici. Un po' come Giorgio VI, re del Regno Unito nei terribili anni della seconda guerra mondiale, che dovette mettere una pezza alle follie d'amore del fratello Edoardo che abdicò e abbandonò le sue responsabilità per sposare una miliardaria americana di nome Wallis Simpson. Giorgio VI era un uomo buono, balbuziente, timido. Capitò sul trono per caso e ne subì le conseguenze. Si caricò addosso una guerra mondiale, schivò le bombe che piovevano su Londra, passeggiava tra le macerie della sua città fumando come un turco e rassicurando gli abitanti. Il fratello Edoardo, in tutto ciò, si era andato a godere il sole e il mare a Biarritz, complottando allegramente con i tedeschi finchè qualcuno in un buio ufficietto amministrativo del Regno Unito lo nominò Governatore delle Bahamas. No, davvero, non è tipo "collaudatore di materassi", esiste davvero il Governatore delle Bahamas.
Giorgio VI morì nel 1952. Lo stress fu la principale causa della sua morte. E anche le 12.000 sigarette che fumava in un giorno. Senza un polmone, con la mobilità di una mummia e contro il parere dei medici, il 31 gennaio del '52 GiorgioVI volle recarsi all'aeroporto a salutare la figlia Elisabetta in partenza per il Kenya.
Non la rivide più. Giorgio morì il 6 febbraio.
 
 
 
Oltre alle responsabilità e alle angosce verso chi amo e chi non mi ama più, mi son trovata a combattere contro un fisico ribelle, pieno zeppo di cisti pronte a scoppiare stile mine antiuomo.
Stile Elizabeth Taylor. La cara Beth ricevette il primo Oscar nel 1961 dopo esser quasi morta a causa di una bruttissima polmonite. Le dovettero praticare una tracheotomia d'urgenza che in effetti è più affascinante da raccontare della mia aspirazione di pus dalla ciste infetta nel rene destro. Ma del resto io non ho gli occhi viola (qui però potrei citare l'impiegata del comune che etichettò i miei occhi come "castani screziati di un bel verde chiaro". Finezze da bureau casalecchiese).
La buona Beth si rialzò da quella polmonite che le aveva minato il fisico e girò il colossal "Cleopatra". E io che sto qui a lagnarmi.
Beth morì dopo 7 matrimoni e 2 cani maltesi nel marzo del 2011 per un problema cardiaco. Cuore spezzato da 6 uomini, 2 cani maltesi e 2 amici gay morti troppo presto. 3 se ci mettiamo Michael Jackson.
 
 
 
Ma poi so che il mondo mi sorride, che ci sono persone fantastiche al mio fianco, anche loro con le mie stesse paure e angosce, con paranoie condivisibili e altre un pelo meno, armate di coraggio e con il freezer pieno di crocchette di patate per festeggiare insieme la rinascita. La mia e la loro.
E allora vorrei esser spensierata e farmi un bagnetto nel fiume Reno.
Un po' come pensò bene di fare Jeff Buckley una sera come tante in un fiume placido e tranquillo come il Wolf River, affluente del Mississippi. Se ne andò cantando Whole Lotta Love degli Zeppelin, inghiottito da un gorgo formatosi al passaggio di un battello. Dall'autopsia non emerse nulla: non era drogato, non aveva bevuto. Voleva solo farsi un bagno in una bella notte di maggio del 1997. Così, in scioltezza.
 
 
 
La lezione di oggi è questa: dobbiamo essere forti. Dobbiamo reggere lo stress delle responsabilità e dell'amore per gli altri che c'impedisce di deluderli. Dobbiamo rialzarci più forti anche del nostro stesso fisico. Dobbiamo farlo, magari con un pizzico di follia che ci rende leggeri.
Magari lontano da gorghi e simili.
 

Nessun commento:

Posta un commento