martedì 12 febbraio 2013

Morto un papa se ne fa un altro. Più o meno.

Ed eccomi lì tranquilla a guardare Deejay chiama Italia (sì, lo confesso, ho un assoluto ed ingiustificabile debole sessuale per Nicola Savino) quando, da una rapida occhiata su Twitter e Facebook, scopro l'inimmaginabile: Papa Ratzinger si dimette.
La faccia di Joseph è sempre la stessa, abbattuta, un po' imbarazzata. "Non ho più le forze".
E devo dire che ieri ne ho lette di tutti i colori. E sì, ammetto candidamente che ho riso molto per certe foto e certi commenti.
Ma uno in particolare mi ha urtato, ha cozzato contro le mie ossicina. Un commento fastidioso come una zanzara, ma soprattutto ammantato di quel tono nazionalpopolare-ipocrita-buonista che mi fa rizzare i capelli. Così stamattina ho subito cercato quelle parole sciolte e senza intelligenza. Volevo commentare a mia volta. Niente. Non ho trovato nemmeno un punto di quella frase. Proverò comunque a ripeterne il non-senso.
Il sedicente intellettuale nazionalpopolare polemizzava sulla caratura morale di Ratzinger, lo infamava sottilineando la mollezza fisica e morale di fianco all'immenso sacrificio del predecessore, un pontefice umile e immenso.
 
Certe volte dimentichiamo di essere umani. Certe volte dimentichiamo che siamo TUTTI esseri umani, tolta forse l'infermiera Patrizia dell'ASL di Casalecchio addetta all'analisi delle urine, lei no, lei è un cazzo di cyborg.
Siamo esseri umani dunque, abbiamo delle scelte da compiere ogni giorno, pensate alla classica Casalinga di Voghera e a Benedetto XVI. La lucidità, l'impegno e la forza fisica consentiranno sia alla Casalinga che a Benedetto di compiere azioni giuste nel modo giusto o anche di compiere azioni sbagliate, moralmente discutibili, prendere posizioni non condivisibili, nel modo giusto. Per la Casalinga si tratterà di un tradimento sessuale sadomaso ai danni del marito ragioniere con l'idraulico/falegname/ciappinaro di turno mentre per Benedetto si parlerà di lotte intestine al Vaticano, di decisioni per il futuro della Chiesa Cattolica e di scandali ora da coprire, ora da affrontare. Senza lucidità o impegno o forza fisica, entrambi compiranno azioni sbagliate nel modo sbagliato.
E ci scordiamo, e si scorda il sedicente intellettuale nazionalpopolare, che a volte portare una croce e guidare un gregge allo stesso tempo richiede lucidità, impegno e forza fisica. Benedetto è sempre stato un teologo, sempre in biblioteca a studiare, a scrivere e teorizzare mentre magari un branco di cardinali seduti in fondo alla biblioteca faceva casino che non si riusciva nemmeno a leggere in pace, guarda te. Un uomo del genere, un freddo teologo, un dialogatore, pensa a guidare lucidamente le persone che lo attorniano. Un uomo così non è adatto al martirio fisico, è un uomo che riconosce i propri limiti, soprattutto fisici, di anziano. Perchè ad 86 anni, chiunque, tranne la regina Elisabetta (cyborg), ha bisogno di fermarsi, fisicamente. Benedetto non voleva essere un cieco che guida altri ciechi, riconosciamogli dunque l'onestà intellettuale.
Giovanni Paolo II era diverso. Lasciate stare la facciata da tenero labrador indifeso che lo ha contraddistinto. Giovannino era un duro, un eroe, uno di quelli che combatteva le iniquità in un italo-polacco da far paura anche a Skeletor. Da eroe se n'è voluto andare. Fino all'ultimo respiro è stato lì, presente. O assente. Devastato dal Parkinson, fisicamente una carcassa, Giovannino non ha mollato. Nel bene e nel male.
 
 
 
La mia laurea in storia medievale m'insegna che i papi di allora erano molto più goliardici e compagnoni e che per fare un nuovo papa non per forza si doveva aspettare che quello in carica fosse morto. Addirittura il povero papa Formoso un anno dopo la sua morte  fu  riesumato e condannato per malefatte che , forse, aveva compiuto durante il suo pontificato. Uno scheletro di un passato che si voleva abiurare, nascondere e sprofessare, adagiato con tutti i paramenti su uno scranno. Che spettacolo osceno. Un po' come guardare Andreotti in Senato. 
 
Questo paragone Ratzinger-Giovanni Paolo mi ricorda le storie d'amore. Paragonare il papa precedente al papa che abbiamo ora è sbagliato. A volte ci possono mancare le gentilezze e le carinerie, l'impetuosa voglia di viaggiare per il mondo o l'amore per gli animali, ma ogni papa che viene eletto porta con se nuovi modi di gestire il proprio mondo, qualche decisione ci lascerà l'amaro in bocca, qualche altra ci regalerà sorrisi ed emozioni imparagonabili ad altre mai vissute. Puoi solo sperare che non molli il pontificato, come Ratzinger. E' questo che significa "morto un papa se ne fa un altro", accettare il fatto che il cambiamento, quando arriverà, potrà non piacerci o spaventarci, ma sempre di cambiamento si tratta. Una nuova fase della nostra vita. Da fedeli o non.
 
La lezione di oggi è che morto un papa se ne fa un altro. Senza il bisogno di disseppellire il predecessore per fare paragoni o accuse. Speriamo che questo papa non molli.

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