lunedì 4 febbraio 2013

Sepolti in casa.

E' proprio vero.
Quando tutto volge al meglio, quando sembra quasi che la tua vita stia per prendere una direzione non del tutto marcia, allora è lì che succede qualcosa che stoppa il processo di evoluzione verso la serenità.
Un conto infatti è vedere gli scatoloni che si accalcano in casa tua manco fossi nel magazzino dell'Oviesse, un altro è sentire il tuo coinquilino pronunciare la frase "Lunedì me ne vado".
 
E così ti rannicchi in un angolo del divano, piangi pensando ad ogni singolo momento degli ultimi 8 anni passati con lui, li rivedi nitidi ma al rallentatore. Ogni fotogramma, più vai avanti, più t'induce conati di vomito e spasmi asmatici. Pensavi di esser forte abbastanza per stare sola ad affrontare 55 mq. Di giorno è facile. E la notte si dorme. E' la sera che frega.
 
Le case intrappolano. Real Time ci ha fatto un programma dal titolo molto esplicito "Sepolti in casa".
Ma Real Time ha anche 18 programmi diversi sull'essere obesi, quindi mi sembra che non sappia bene cosa voglia dire essere "Sepolti in casa".
 
Ma come sempre, partiamo dal principio. E il principio si chiama Alexis Vidakis.
Sì, sì, lo so, allusioni al fuoco, alla carne e all'ardente desiderio associato alla sua morte son stati di cattivo gusto, chiedo venia. Ma come solevo dire a 3 anni "Sono solo un essere umano" (mia madre va pazza di questo piccolo aneddoto).
Alexis Vidakis io lo conoscevo attraverso i racconti di un'Amica. Schivo, taciturno, produttore di documentari per la RAI. Ecco quel che so di lui. E che sa di lui la mia Amica, che pure con lui aveva parlato per questioni condominiali.
Alexis Vidakis è morto nel rogo della sua casa insieme alla madre. Come raccontano i quotidiani, la casa era invasa da cumuli di giornali, scartoffie, sporcizia. Armadi vuoti ma pavimenti pieni di qualsiasi cosa, vestiti, libri, ricordi.
Alexis Vidakis era un uomo colto, possedeva i diritti di distribuzione di opere di Tarkovsky e di Sergej M. Ejzenštejn, eppure nessuno lo vedeva da anni. Alcuni erano convinti fosse partito per la Grecia o per la Russia. Il regista Bellocchio lo aveva ringraziato nei titoli di coda di un suo film. Aveva prestato la sua Fiat 600 ad Enrico Ghezzi, che ovviamente gliela restituì incidentata.
 
Perchè una vita così piena è rimasta soffocata tra quattro mura?
Di case, Vidakis e mamma, ne avevano 3. Due erano vuote. Una delle due è vuota, fredda, senza finestre o rubinetti. Lo so, me lo ha detto la mia Amica. Due case vuote e una strapiena, straripante di ricordi, frammenti di vita, quotidianità.
In un attimo le fiamme hanno divorato due esistenze, due tipi diversi di memoria del passato, un enorme bagaglio di esperienze sparse alla rinfusa tra il loro cuore ed il loro pavimento. E' così quando le cose t'intrappolano. Quando non riesci a fare ordine nella tua vita perchè dentro di te sei esploso e i pezzettini del tuo io son sparsi tra la milza, i reni e il condotto lacrimale.
Tutto quel fumo e tutte quelle fiamme hanno risparmiato solo un gatto. Il gatto dei Vidakis. La creaturina si era rintanata sotto una pletora di cuscini. Salvando la pellaccia ed esaurendo una delle sue 7 vite.
 
 
 
Così ora riguardo quel mio angolo di divano e penso che sia meglio farsi un giretto sotto questo splendido sole di ghiaccio piuttosto che rintanarsi nella propria casa nascondendo il dolore ed accumulando ricordi per terra o assemblandoli in tanti fotogrammi di disperazione stile scalinata di Odessa ne "La corazzata Potemkin".
 
La lezione di oggi è che per superare un dolore che ci rimane attaccato come una macchia di vaselina su un vestito beige di H&M da 7 euro e 95 cent, bisogna uscire dalle tenaglie delle trappole, togliere le foto di un passato ormai andato e sorridere al futuro pensando ai propri amici, al lavoro, alla propria casa e, nel mio caso, ad un "ciccione" che mi vuole molto bene.
Per la macchia di vaselina attendo consigli.
 
Fra, questo post è per te. Sono sicura che ora sentirai meno freddo provenire dalla casa di fianco. E comunque tra un po' è estate.
 
 

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