venerdì 9 marzo 2012

Gli ultimi pasti e i Funeral Party

Oggi si ricorda la cara Caterina da Bologna, santa purosangue bolognese del 1400 che morendo pronunciò 3 volte il nome di Gesù e fu forse grazie alla dilui intercessione che, dopo che il cadavere fu sotterrato nella nuda terra per 18 giorni, fu riesumata bella intatta e profumosa.

Cominciando con la santa morte del giorno spero di lavarmi l'anima da tutto il blasfemo gossip subito ieri al Funeral Party a casa di mia madre.
Formazione: io, mia madre, la mia vicina di casa 80enne e Francesca la figlia della signora Paola, morta qualche giorno fa. Perchè un Funeral Party sia poco costoso, raffinato e divertente gli ingredienti sono pochi ma essenziali: una signora di una certa età piena di aneddoti sadomaso-erotici di tutti gli abitanti del quartiere, una ragazza spontanea che ha voglia di ridere dopo un lutto improvviso ed immenso, una donna in pensione con un servizio di tazze da tè barocco nel quale versare fiumi di cioccolata calda e panna montata e la figlia che fa battute importune. Da lì il gioco è fatto: preti vogliosi con problemi di penetrazione spirituali, pie donne perforate dallo spirito divino, altre pie donne che forse erano state cresciute nel Reich, scorribande di liceali e ricordi agrodolci. Ma soprattutto preti vogliosi.

A New York invece la notizia più cool è che il mercato immobiliare si muove: niente più attici su Central Park o loft bohoo chic, nossignore, la nuova richiesta è di case vicino a cimiteri. Svegliarsi il mattino e affacciarsi sulla tomba di John Doe, sentire gli uccelli cantare e oh! in lontananza una vedova che piange. La colazione dei campioni insomma.

In termini di colazione e pranzo e cena (ho una fame tremebonda, scusate) la cara e buona Frankie Montanarovic mi segnala un tour fotografico sugli ultimi pasti dei condannati a morte americani. (http://www.repubblica.it/persone/2012/03/08/foto/l_ultima_cena_le_volont_alimentari_dei_condannati_a_morte-31124913/1/?ref=HRESS-4)
Che dire, gli americani non si smentiscono mai: patate fritte, gamberi fritti, pollo fritto, VONGOLE FRITTE (anche le vongole, mio Dio, non c'è proprio più religione). Quello migliore potrebbe essere Victor Feguer che come pasto chiese solo un'oliva con il nocciolo. E magari gli facevano cagare le olive. Ma i latinoamericani si distinguono: Angel Nieves Diaz addirittura rifiuta i pasti prima dell'iniezione letale. Ricky Ray Rector tenne il pezzo di torta "per dopo". La lungimiranza era una sua dote, evidentemente.

Tra Funeral Party bolognesi, case newyorkesi e detenuti spiritosi c'è solo una lezione da imparare: la torta bisogna mangiarla "prima" di morire, non "dopo".

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